venerdì 29 aprile 2016

Another break in the vallum


Caro Federico, dopo aver visto la ministrA norvegese inscafandrata per la full immersion nell'identificazione con lo stile di vita del migrante - e con questo le abbiamo viste tutte - ti propongo, come aperitivo bonne bouche alla nostra conversazione odierna, la notizia dell'affiliazione a fil di spada e a sua insaputa alla Loggia dei Migrantofili del poro William Shakespeare (di cui si è celebrato in questi giorni il 400° dalla morte).
E' incredibile. Un manoscritto che viene miracolosamente ritrovato nel momento storico più appropriato, di uno scrittore sul quale non si hanno certezze nemmeno sull'identità e di cui non si sono ritrovati manoscritti originali non è male come narrazione, vero? 
(A proposito, non si rendono conto dell'inevitabile effetto boomerang di questo martellamento continuo? Se ti raccontassi fin dove è arrivato il rigetto: perfino nelle parrocchie di certi preti normalmente morigerati e ligi al rispetto delle gerarchie ecclesiastiche …)

F. Giunti a questo punto mi aspetto di vedere la terza carica dello Stato gettarsi nel Mare Nostrum per dare il buon esempio, ma non escludo la possibilità di vedere il Papa che si incammina dalla Grecia alla Germania a piedi per far diventare la rotta balcanica il nuovo cammino di Santiago. Nel frattempo, attendo di leggere Dante che inneggia alle virtù dell’accoglienza del rifugiato e dell’abbattimento dei muri.

Non provocarli. Dante fu migrante, profugo e perseguitato. Non vorrei che lo facessero diventare un no border sovranazionale ante litteram, al limite dello sfondamurismo: “Vassi in San Leo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova...” Poveri Fidelis in amore...

F. Ormai sull’immigrazione – o migrazione o accoglienza o come dobbiamo chiamarla – è in corso un bombardamento propagandistico di una perseveranza e pervasività che, per quanto riguarda la mia memoria, non ha precedenti. 

Nemmeno per la mia.

F. La pressione della retorica del migrante non conosce più limiti. Ci sono dei momenti in cui, mentre ascolto la radio o guardo la TV, alzerei le braccia e mi arrenderei dichiarando ad alta voce: “Basta, mi arrendo! Dico che dobbiamo accoglierli tutti, che è nostro dovere dargli subito una casa, un lavoro e una moschea a testa ma vi prego, adesso basta!” se solo servisse a far terminare questo bombardamento continuo: 

DEVI amare il migrante, DEVI accoglierlo a braccia aperte, DEVI farlo senza fare domande, DEVI farlo senza porre condizioni, DEVI farlo dimostrando tutta l’empatia di questo mondo. 
DEVI respirare questa propaganda a pieni polmoni, gonfiarti il petto di piddinismo e sputare sentenze indignate come questa, oppure questa

Altrimenti, sei un razzista di merda. 

E' vero. Eppure, non so se hai notato il paradosso che conferma la teoria dell'effetto boomerang, non siamo mai stati tanto razzisti come da quando comandano gli antirazzisti e la loro tolleranza viene irrorata 24 ore al giorno come fosse glifosato sui campi. Dagli effetti collaterali altrettanto tossici dei pesticidi, a quanto pare.

F. Qualche giorno fa postavi questo video ai confini della realtà in cui una truppa di “migranti” supportata dagli “attivisti no borders” effettuava posti di blocco per autisti e camionisti in transito al confine tra Grecia e Macedonia di Idomeni, pretendendo l’esibizione di documenti a prova della cittadinanza e spiegazioni sul motivo del viaggio. Il tutto avveniva con un’arroganza da padroni, non da ospiti, con l’autista visibilmente intimorito e probabilmente rassicurato in quel momento solo dalla presenza della telecamera (oggetto che “il migrante” conosce molto bene, insieme a tutto quello che c’è dietro). Come se questo non fosse abbastanza, gli attivisti no borders che fornivano il supporto logistico (acqua e cibo) alla surreale pattuglia di migranti senza frontiere a guardia della frontiera, di fronte alla giornalista che chiedeva loro da dove provenissero rispondevano con decisa arroganza che la loro provenienza “non ha senso perché le frontiere non hanno senso.”



Sarò scomposto ed eccessivo: questo comportamento mi ha ricordato questo vecchio ma fondamentale video dell’ISIL. In quel caso la faccenda finiva con l’omicidio dei tre camionisti che non avevano superato il questionario della milizia del califfo, un esito che nel nostro caso – almeno per ora – risulta impensabile, eppure la modalità con cui i “no borders” pretendono venga applicata la loro visione è altrettanto assolutista e chiusa a qualsiasi osservazione. 

Il normale buon senso ci dice che se vogliamo accogliere rifugiati dobbiamo farlo stabilendo un numero prestabilito di persone che andranno a far parte di un programma di accoglienza e integrazione ben strutturato, persone che andranno prese direttamente nei campi profughi nei paesi confinanti con le zone in conflitto, privilegiando nuclei familiari interi (hanno più bisogno e sono più affidabili e disposti a seguire un programma d’integrazione) e sapendo fin dall’inizio che qualsiasi politica di accoglienza risulterà insufficiente perché è sotto gli occhi di tutti che non è possibile salvare tutte le persone che se lo meritano e che ne hanno bisogno. 
Purtroppo di buon senso non se ne vede più da nessuna parte. 

E non c'è neppure il tempo necessario per attuare i progetti di integrazione, che hanno sempre richiesto tempo, molto tempo, a volte decenni o secoli. La sottrazione del tempo – facci caso, siamo costretti a ritagliarci pochi minuti la sera, stanchi morti, per poter pensare, informarci, riflettere, comunicare – è un'altra delle tante armi di dominio della Global Inquisition. Occorre fare in fretta, tutto e subito, senza fermarsi, perché non c'è alternativa. Il famigerato fateprestismo.

F. Ultimamente abbiamo visto il Papa andare a Lesbo per un siparietto con i profughi; una bella scena, baci e abbracci a profughi cristiani e musulmani, donne e bambini. Immagino le famiglie di cristiani siriani disperate, sfuggite alle persecuzioni, che si ritrovano tra le braccia del Papa e immaginano di essere finalmente in salvo perché – ecchecca', diciamocelo – quello è il Papa e loro sono cristiani, non li abbandonerà, non li lascerà indietro....
Il Papa ha scelto di salvare qualche famiglia musulmana contrabbandandola in Italia (paese dove hanno chiesto asilo, mica in Vaticano) nella comunità di Sant’Egidio ben fuori le sacre mura, e ha abbandonato i cristiani a Lesbo (ora non si sa dove sono, il campo è stato smantellato subito dopo le telecamere in vista della stagione estiva) perché – lo ha detto lui stesso – quelle famiglie “non avevano documenti”. 
Di fronte a delle mostruosità del genere l’effetto boomerang sulla popolazione è una certezza, e parlo di qualcosa che andrà purtroppo ben oltre la semplice ascesa dei partiti di estrema destra. 

Dirti che tutto ciò viene sempre più percepito come sempre meno cristiano penso sia inutile. Siamo al vero e proprio muto sgomento. 
A proposito di armi di migrazione di massa e di spostamento verso la disumanizzazione, mi pare che il generale Jean, in questa intervista a Libero, l'abbia toccata pianino.



È cinismo o realismo con obbligo di cinismo dell'esperto di cose di guerra? Ci toccherà prima o poi, come egli prevede, diventare molto cattivi per opporsi all'impossibilità pratica ed etica di travasare un continente in un altro? 

F. Sia i paesi europei che gli Stati Uniti hanno sempre tenuto una politica ambigua con gli immigrati: da una parte hanno sempre reso più o meno difficile l’immigrazione legale, soprattutto quella low-skilled (i famosi lavori che i bianchi non vogliono più fare, ecc…) Dall’altra hanno sempre lasciato aperta una o più finestre per consentire l’immigrazione illegale e un conseguente percorso di legalizzazione del clandestino. In Italia va così praticamente da sempre e con la legge Bossi-Fini (spacciata per legge severa e repressiva quando invece è estremamente inclusiva) ne abbiamo avuto un esempio lampante. 
È interessante fermarsi a riflettere sul fatto che per la stragrande maggioranza degli immigrati l’ingresso e la legalizzazione della propria presenza in un paese europeo passa inevitabilmente per menzogne e sotterfugi burocratici, il che non è esattamente un bel biglietto da visita.

Questa ambiguità continua a perpetuarsi ed ora sta raggiungendo il suo apice. 
Sua Santità Angela Merkel ha invitato i profughi a raggiungere la Germania senza alcuna limitazione, con grandi applausi di tutta la piddineria internazionale. Allo stesso tempo però la Germania non fa assolutamente niente per andare a prendersi questi profughi, evitando loro di doversi avventurare in una pericolosa traversata e marcia forzata fino all’Eldorado tedesco.

O meglio, li raccoglie con le navi nel Mediterraneo poi li sbarca in Italia, che "non è affatto invasa", salvo poi pretendere la selezione del migrante e la prelazione su quello di prima scelta al Brennero.

Infatti. In Grecia sarebbero felici di accogliere voli charter destinati a trasportare i profughi direttamente in Germania; a Idomeni l’arrivo degli autobus per l’aeroporto sarebbe accolto tra gli applausi e invece non accade niente di tutto questo, perché “solo chi arriverà alla frontiera tedesca sopravviverà” in questi "Hunger Games" europei gentilmente sponsorizzati dall’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite e dalle tante organizzazioni non governative dispiegate lunghe le rotte di viaggio attrezzate per l’impresa.

Siamo già molto cattivi: se ci pensi bene, per il migrante avere successo in questo viaggio vuol dire tenere duro a livello fisico e mentale, essere cinici, cattivi, lasciare indietro i più deboli, fingersi deboli e bisognosi ogni volta che serve (di fronte ai fotografi, ai volontari delle ONG), dimostrare forza e determinazione contro la polizia quando c’è bisogno ed essere capaci di negoziare con i trafficanti. 
Quindi, se escludiamo le famiglie complete, le donne sole e i bambini – che come sappiamo sono una piccola minoranza del totale – sono solo “i migliori” a farcela. 
Tuttavia, se oggi siamo cattivi, in futuro dovremo inevitabilmente esserlo molto di più, e soprattutto dovremo essere molto meno ipocriti. 

Verrebbe da chiedersi: come è possibile che le anime candide non si inquietino di fronte a queste “marce della morte” e al grande e crudele gioco di sopravvivenza con in premio la selezione della specie e il carrarmato da costruire personalmente in fabbrica in Germania? La solita amnesia storica, eh?

Tornando al generale Jean, egli nomina il caso Regeni. Ti sei fatto una tua idea in proposito?

F. Questo sì che è un argomento difficile perché a oggi ancora non posso dire di essermi fatto un’opinione relativamente decisa a riguardo. Sono tanti gli aspetti oscuri di questa vicenda e sono tanti i depistaggi dei governi, dei non governi e dei media che di giorno in giorno contribuiscono a rendere sempre più difficoltosa una lucida analisi dei fatti e degli scenari. Giulio Regeni è diventato nel giro di pochi giorni un’eroe civile con un volto da mettere su magliette, striscioni e bandiere alla testa di marce popolari indignate e implacabili. In poche parole, è diventato subito un brand e questa cosa nella mia mente leggermente deviata porta subito a pensar male. 

In nome della “verità per Giulio Regeni” sì è rapidamente costruita una campagna di comunicazione, sponsorizzata dalle ONG più prestigiose, che sta avendo eco ovunque, dai giornali al mondo dello spettacolo, fino ai campi di calcio. Oggi addirittura sentivo che il colore giallo è diventato sinonimo della lotta per avere la verità per Giulio Regeni, lo stesso colore giallo che il brand di Amnesty International ha sempre avuto e che adesso sembrano un tutt’uno. Vista in questa ottica, la strategia di marketing è stata eccellente (pensa che a me invece quella tonalità di giallo fa pensare a Hezbollah…)



Il solito malpensante...

F. Partiamo da quello che sappiamo: Regeni è stato trovato sul ciglio di una strada con i pantaloni calati e il corpo – volto compreso – brutalmente sfigurato dalle ferite inflitte per torturarlo. Il corpo è stato ritrovato (diciamo fatto ritrovare) dopo alcuni giorni che il ragazzo era scomparso proprio nel giorno in cui la delegazione italiana era in visita al Cairo. 
Ora, già in questo ci sono molte cose che devono far riflettere. 
Al di là del timing perfetto, che non può essere casuale, mi risulta molto difficile pensare che a uccidere Regeni sia stata la polizia o l’intelligence egiziana su ordine diretto dei superiori. Sicuramente questo ricercatore disturbava e non piaceva alle autorità, sicuramente lo avevano individuato (facilmente, perché se sei l’unico uomo bianco alle “riunioni semi-clandestine dei sindacati egiziani” non passi esattamente inosservato), ma il governo egiziano – come tanti altri – in questi casi ha l’abitudine di espellere gli studenti occidentali che sono considerati militanti politici, analisti per servizi d’informazione o addirittura spie. Prendere Regeni, trovare un pretesto qualsiasi per incriminarlo di qualcosa e caricarlo su un aereo diretto a Roma con un foglio di via avrebbe creato molte meno complicazioni al governo egiziano rispetto a quanto è avvenuto. 

Tutto questo ragionamento al netto dell’effettiva “pericolosità” o capacità di disturbo di Regeni. Questo è il famoso articolo sui sindacati egiziani scritto sotto pseudonimo. Capisco la scelta di non voler firmare l’articolo, il tema è delicato, leggilo, ma qui non c’è scritto niente sulla mano pesante del regime di Al-Sisi che non sia già stato detto dagli inviati delle principali testate internazionali; e, da quanto ho potuto approfondire, quella riunione sindacale non è stato quell'evento così segreto e inafferrabile che l’intelligence egiziana non avesse potuto monitorare e identificare senza dover strappare le unghie a un giovane ricercatore occidentale molto intraprendente. 
In questa puntata – estremamente mainstream – di "Petrolio", andata in onda pochi giorni fa ci sono tutte queste informazioni, si vede il luogo dove è avvenuta la riunione, alcune delle persone coinvolte, viene mostrato uno spaccato di quel mondo dei venditori ambulanti del Cairo che Regeni stava osservando. 

Se invece per qualche motivo fosse successo che i servizi di sicurezza avessero deciso di uccidere “il pericoloso” Giulio Regeni, beh, la realtà egiziana mi porta a pensare che quel ragazzo non sarebbe mai stato ritrovato, mai. Nell’Egitto di Al-Sisi sono già sparite molte persone, la repressione del dissenso ha raggiunto livelli molto superiori a quelli di Mubarak. Se i servizi di sicurezza avessero deciso che il ragazzo andava proprio eliminato fisicamente, sarebbe sparito per sempre. 

In effetti il suo ritrovamento, in quelle condizioni, pare un preciso messaggio a chi ha occhi per vedere e orecchie per intendere. 

F. Certo. Per come la vedo io, chi ha ucciso Regeni voleva anche che il suo corpo fosse trovato e che le torture fossero evidenti. Da questa storia l’apparato statale egiziano nella sua interezza non trae alcun beneficio da questa uccisione, per il Cairo questo è un vero e proprio disastro; anche per i servizi segreti egiziani la morte di Regeni è un enorme smacco. 

Dal canto loro, fin dall’inizio, dal Cairo ci propinano versioni di comodo semplicemente inaccettabili. Si è cominciato col dire che Regeni era morto per incidente stradale, poi si è tirata fuori la pista dell’omicidio omosessuale, fino ad arrivare alla sparatoria con i colpevoli tutti ammazzati e le prove in casa (una versione giustamente definita inaccettabile, anche se assomiglia molto alle versioni dei fatti sulla cattura degli attentatori di Parigi e Bruxelles). 

Il governo italiano fa bene a pretendere la massima collaborazione dal Cairo, ma quella che dobbiamo scoprire è la verità, non “la verità vera” chiesta da Amnesty International, quella che vede Al-Sisi direttamente coinvolto nell’omicidio. Il massimo della ritorsione diplomatica che dovremmo applicare al governo egiziano è quella di mettere l’Egitto tra i paesi non sicuri per i viaggi (una realtà difficile da discutere), con conseguente contraccolpo sull’industria turistica egiziana, ma senza compromettere le relazioni commerciali e strategiche, relazioni che – è bene ricordarlo – dovranno sopravvivere all’epoca Al-Sisi così come sono sopravvissute all’epoca Mubarak e all’infausta parentesi di Morsi. 

Per quanto possa suonare cinico, Giulio Regeni non era un rappresentante diplomatico dell’Italia, era lì a fare ricerca per conto di un’Università britannica a cui andrebbero chieste con la stessa decisione usata con il Cairo spiegazioni dettagliate sugli incarichi assegnati al ragazzo, un ragazzo che non era una spia e che temo invece sia finito vittima di disegno che ha visto in lui una pedina sacrificabile per farne un martire da usare a fini politici. 

Fini politici attraverso manovre di intelligence. Anch'io ho l'impressione che quello sfortunato ragazzo un po' troppo fiducioso dei suoi contatti a Cambridge sia stato usato senza scrupoli ("dagli amici mi guardi Iddio...") e la cosa tragica è che probabilmente non aveva proprio nulla da confessare ai suoi torturatori. E' possibile, mi domando, ottenere la "verità" quando chi l'ha massacrato ci ha così tragicamente fatto capire quanto poco contiamo sullo scacchiere internazionale?
E qui veniamo al perché l'Egitto è così importante, a parte le piramidi.

L’Italia è un alleato cruciale dell’Egitto, per l’estrazione di gas ma anche in relazione alla nuova Libia. E' un paese troppo importante per lasciare che esploda come sono esplose Libia e Siria. Purtroppo, Regeni o non Regeni, va comunque detto che “la stabilità” del governo Al-Sisi è falsa e basata solo su un pugno di ferro che non può funzionare per sempre. L’Egitto è una polveriera che esploderà. Non c’è generalissimo e uomo forte che possa tenere a bada quasi 90 milioni di abitanti di cui la stragrande maggioranza è giovane, affamata e con le pezze al culo.

L’Egitto va aiutato e coinvolto nelle relazioni internazionali anche a costo di mandare giù dei bocconi molto amari. Portare il Cairo all’isolamento potrebbe essere la scintilla per una nuova rivoluzione egiziana, rivoluzione che aprirebbe un vaso di Pandora tanto esplosivo da far sembrare la Guerra in Siria e l’esodo dei profughi Siriani il timido antipasto di un sontuoso banchetto. Una nuova rivoluzione in Egitto si produrrebbe subito in un’ondata di violenza che porterebbe il paese a una guerra civile con un esodo in stile albanese in grado di cambiare per sempre non solo il Nordafrica e il Medio Oriente ma l’intero continente Europeo.

Dal giallo all'arancione e poi al rosso sangue...

La scelta sta a noi: gestire i rapporti con un governo autoritario ma prevedibile, come l’attuale governo dell’Egitto, o contribuire a scatenare l’inferno per poi ritrovarsi a piangere sul dittatore versato.



Lameduck ft. Federico Nero.



Titoli di coda.






lunedì 25 aprile 2016

#Bellaciaone





Per il frame "i migranti sono i nuovi partigiani", vogliate gradire l'immagine del giorno.
(Cose di lavoro: notate lo squallore del "restauro" delle tombe, l'economia della doppia lapide in carrara poggiata semplicemente sul cordolo di cemento. Una spintarella, un'appoggiata della nonna malferma e cadono per terra spezzandosi. Per non parlare del fatto che non sono a prova di saraceno. Non credo che lo squallore sia colpa della genovesitudine, anche se conosco i miei concittadini. Questo è proprio senso dello squallore innato da sezione di partito. Riunire le salme di chi è morto affinché voi possiate stuprare la Costituzione in un unico bel sacrario con una bella fiamma eterna faceva troppo nazionalista, o troppo Arlington imperiale, figgeu?)

Il migrante che "si è offerto spontaneamente" per ramazzare tra le tombe. Immagino. Immagino la fila. Magari si poteva dirgli anche che le cuffiette, in un luogo di rispetto, andrebbero tolte. Soprattutto quando ci sono i fotografi. Tanto la ricarica te la davamo lo stesso.

Sono cinica, iconoclasta, razzista, in questo giorno di letizia? Si, queste cose mi danno il voltastomaco, mi provocano un'achillea ira funesta, come questa prosa iperglicemica di Liala Celi che merita di finire agli atti del Best of Retorica odierno.



Egregia Signora,

solo un pensiero mi sovvien, leopardianamente parlando, in questo di' di festa.

Oggi i partigiani, quelli originali, quelli lì, quelli lì, vi prenderebbero a mazzate. E si alleerebbero con i nazionalisti per cacciarvi.

Cordiali saluti.


domenica 24 aprile 2016

Il buonismo nuoce gravemente ai neuroni



Robert Fisk, che normalmente sarebbe anche un ottimo giornalista, se ne è uscito con questo titolo:

"When we mourn the passing of Prince but not 500 migrants, we have to ask: have we lost all sense of perspective?"

Ovvero: "Quando piangiamo la morte di Prince ma non dei 500 migranti, dovremmo chiederci: abbiamo forse perso il senso della prospettiva?" 
Il relativo articolo, pubblicato sull'Independent, può essere riassunto così: "Perché non vi sentite in colpa per esservi dispiaciuti per la morte di Prince e non dei 500 migranti annegati l'altro giorno?" 
I lettori dell'Independent, nei commenti, gli hanno già risposto a tono e con ottime argomentazioni, ma vorrei, per senso di prospettiva e rispetto, fargli rispondere in primis da Jean-Jacques Rousseau:



Da parte mia, ammetto di fare molta fatica a seguire Fisk nel suo ragionamento benaltrista, perché mi immagino quanto gliene potrà fregare, al paese di quei migranti, se muoiono 500 di noi o della Papuasia e anche Prince. E li capisco, perché il razzismo e il cazzomenefreghismo sono sempre fenomeni bivalenti e reciproci - ma Fisk finge di non saperlo. Vorrei quindi rivendicare il principio universale di potersene appunto fregare al mondo gli uni degli altri e ancor maggiormente quanto più distanti siamo e vorrei fosse considerato un diritto inalienabile dell'Uomo. Tra l'altro è proprio quando smettiamo di ignorarci e usciamo dal nostro territorio per invadere quello altrui che scoppiano le guerre. Chissà perché. Rivendico altresì il diritto inalienabile di potersi dispiacere e magari piangere se qualcuno che ha fatto qualcosa per il mondo, fosse solo l'aver scritto canzoni, viene a mancare.

In pratica invece, secondo il cittadino del mondo Fisk, saremmo delle pessime persone, anzi dei nazisti, per aver dato nel lutto la precedenza emotiva, notoriamente poco governata dalla razionalità, piuttosto che a dei perfetti estranei, ad un compositore e polistrumentista che rasentava la genialità, dalla tecnica chitarristica mostruosa, che ha, più semplicemente, accompagnato la nostra giovinezza, ci ha emozionato ed esaltato, consolato con la propria musica nei lunghi anni di depressione (nel mio caso) e che, per colmo di sfortuna, è morto ancor giovane e quindi soggetto alla nota mitizzazione di chi, lasciando questa valle di lacrime troppo presto, risulta caro agli dei. 
Non lo sa Fisk che i menestrelli, i guitti e gli sportivi che alleviano le nostre tristi vite ci sono diletti perché diventano parte di noi e del nostro vissuto in base a ciò che essi ci danno, sia esso arricchimento culturale o semplice ricreazione o emozione?  Che può succedere che ci dispiaccia più della morte di David Bowie che della suocera o del vicino di casa proprio per ciò che Bowie ci ha dato e loro no? E che ciò è un fenomeno perfettamente normale? 
Il suo sembra un tipo di ragionamento animalista applicato agli esseri umani, che ne condivide lo stesso assolutismo. Non è amore né altruismo; è parafilia verso l'alieno. 

Che male c'è se l'uomo si rifugia nel culto degli dei e degli eroi morti giovani quando viene tradito perfino dalla propria religione, anch'essa ormai votata all'amore parafiliaco verso il diverso purchessia, in sfacciata antitesi all'"ama il prossimo tuo" (prossimo, disse Cristo, non lontano)?
Si può amare il lontano, il diverso, ma solo dopo averlo conosciuto ed aver avuto il tempo di familiarizzarcisi. Mi permetto di dubitare della richiesta di generosità a priori con obbligo di sparecchiamento e della fratellanza a comando di questi appuntamenti al buio che ci vengono imposti. 

Non sarà, quella di Fisk e dei suoi compari d'anello, oltre all'invidia per il genio, più nefasta di quella per il pene, anche insofferenza nei confronti di una cultura che è vista come degna ormai di scomparire, assieme ai suoi campioni, in vista dell'annichilimento nel pentolone del multikulti senza più identità?
Il dolore straordinariamente cocente per le perdite di Bowie e Prince lo vedo invece come un buon segno, guarda un po'. Significa che l'umanità si sta accorgendo della decadenza in corso, dell'attacco all'identità e alla cultura e, nello specifico, della differenza ormai innegabile tra la musica di ieri e quella di oggi. Dell'abisso che c'è tra il Major Tom perduto nello spazio, la pioggia viola ma perfino le canzoncine degli Abba e il ballo del qua qua e la cacofonia di oggi: la ritmica tribale, i testi a base di "hohoho, wowowo, ahaha", le lagne da muezzin e tutte quelle insopportabili voci femminili istigatrici l'omicidio. La decadenza dal Rhythm&Blues al Pimps&Hookers. La differenza tra la musica che aveva una struttura, un testo, una storia, un ritmo, una melodia, un linguaggio  - o, come si diceva allora, conteneva un messaggio - che era anche sperimentazione e ricerca e la tortura sonora di Guantanamo oggi direttamente nel tuo centro commerciale. Credetemi, si distrugge la domanda interna anche così.


Prince, tra parentesi, qui si mangia Jimmy Page con la chitarra, la custodia e tutto.

giovedì 21 aprile 2016

Da Trotsky al pollo fritto



"Qui vige l'uguaglianza. Non conta un cazzo nessuno". (Full Metal Jacket)

Stavo leggendo questo bellissimo articolo di Eriprando Sforza, che vi consiglio, quando è apparsa la somiglianza. Perché, mi sono chiesta (ignorando l'esistenza di una entità chiamata Kentucky Fried Chicken e il suo logo), qualcuno ha voluto associare Lev Trotsky al pollo fritto? In quel momento è stata sincronicità in tutto il suo fulgore. Non era Trotsky ma il colonnello Harland Sanders (Sanders, Sanders, questo nome non mi è nuovo), fondatore e sorridente testimonial di una delle centrali del complesso militare-alimentare americano. Non era Trotsky eppure era Trotsky lo stesso e non era un sorriso ma un ghigno satanico. Il trionfo della rivoluzione permanente (o globalizzazione) del pollo fritto. L'occupazione imperial-alimentare del paese con la cucina migliore del mondo celebrata, come narra Eriprando, con code chilometriche in occasione dell'inaugurazione dell'ultimo tempio del Partito Consumista in Padania. Code per andare a mangiare il pollo fritto che ha lo stesso sapore a Lahore come a Denver, ad Arese come a Shanghai, perché è pollo globale, infelice, torturato, alienato, massificato e oppresso come la massa magmatica multikulti e kalergicamente bastarda che è costretta a correre a cibarsene con un rito quasi cannibalesco, uguale in tutto il mondo. L'uguaglianza del non contare un cazzo nessuno, come dice il Sergente Hartmann.


Curioso che, del comunismo, l'ipercapitalismo abbia saputo sapientemente conservarne la parte più elettivamente affine e funzionale al proprio trionfo. E forse, proprio nell'antico antagonismo tra comunismo nazionalistico e comunismo internazionalista si può trovare la spiegazione per certi bollori, certi attaccamenti fanatici delle sinistre attuali all'Idea, al Fogno, all'Utopia di una oscenità come gli Stati Uniti d'Europa: da Spinelli, giù giù, ma proprio giù, fino a Tsipras. La simpatia, l'affinità e l'ingordigia delle sinistre per quello stato di rivoluzione permanente che, dopo la fine della storia (dicono i loro mentori nelle alte sfere) fluisce nella futura decennale "lotta al terrorismo" dei neocon e, in ultima analisi, nel caro vecchio ordo ab chao. Culto della Rivoluzione Permanente o globalizzazione che, come una pestilenza pre-apocalittica, ha contagiato e cooptato tutti, perfino i patetici No Global, ora riciclati come No Borders, le puttane al seguito degli eserciti di invasione.





martedì 19 aprile 2016

My Private Idaho



In una relazione del 23 marzo 2016 (a firma Roberta Metsola e Kashetu Kyenge) alla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento Europeo sulla "situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE in materia di immigrazione" si legge:


Bene. Per integrarsi meglio nel meraviglioso Paese dei Balocchi Teutonico promesso loro dagli omini di burro in missione in Africa e nei campi profughi, ai ciuchi migranti che hanno svenato le famiglie fino al quarto grado per venire in Europa a fare i ganzi e bullarsi con gli amici con il Money Transfer, i nazisti offrono un "ein-euro job", ovvero un posto di lavoro a un euro all'ora. Questo senza che ai P.d.m. (professionisti dei media) la cosa paia punto scandalosa. 
Anzi, vi spiegherebbero che essa è perfettamente coerente con il necessario processo di adattamento del Nuovo Europeo Diversamente Europeo alla durezza del vivere. 
Ovviamente l'euro all'ora devono meritarselo. Ecco quindi i corsi obbligatori di lingua e cultura tedesca. Tra le materie del primo anno: Senso di Colpa I, Mercantilismo, Teoria dei colori delle giacche della Merkel, Eugenetica autorazzista e Amnesia storica corso propedeutico.

Auguro a questi infami (i nazisti) di dover gironzolare presto, unici rimasti in Europa, con la monetaccia schifosa da venti miliardi di euro in tasca e di diventare cittadini di almeno cinque o sei Germanie, di cui una retta da un califfo di stretta osservanza wahabita, una annessa alla Russia e un'altra all'Ungheria. 

Tenete sempre a mente che i monoeuristi ci vengono vomitati dalle navi pietose dei nostri concorrenti affinché un giorno ci paghino le pensioni. A noi bianchi e kuffar di merda, per giunta. 
I libberisti, con una mano, vorrebbero un Welfare Svedese per i ciuchi, mentre, al contempo, con l'altra, lo vorrebbero togliere agli autoctoni per i quali sono già previste da tempo le coperte infette. Trentenne, tu lavorerai con dolore fino ai 75 anni e tu, imprenditore che non sai dove investire i soldi che ti escono dalle mutande e i guadagni che lo Stato ti lascia per intero, perché non investi in una bella scuola professionale per i ciuchi?  Benissimo, ma ce le vedete voi le lavorazioni di eccellenza italiane eseguite da ciuchi messi poi a un euro all'ora? L'africano non è il cinese, e non è razzismo.
Senza contare che:


Naturalmente i libberisti vogliono arrivare, sempre mossi dalla schizofrenia, alla privatizzazione della Sanità. Come antipastino di ciò che potrebbe attenderci, vogliate gradire un gigantesco #facciamocome postato da @KappaRar e che si riferisce, naturalmente, alla realtà americana. 


Si tratta del conto di sei notti in ospedale negli Stati Uniti. Le flebo e le medicine sono decisamente esose (2.175,01 dollari) ma il monitoraggio cardiaco è un vero affare, appena 340,36 dollari. E' quella simpatica macchinetta che, se non hai l'assicurazione perché hai perso il lavoro e nemmeno i 55.496,11 dollari da parte, si mette a fare beeeeeeeeeeeeep........

domenica 17 aprile 2016

'A trivella e i motivi di un SI


'A trivella sta mmiez' 'o mare

E' stato bello. Come dire SI per amore. E' stato un SI che ha significato molte cose. Un SI che, se lo guardi da un altro punto di osservazione, è soprattutto un NO.

'A trivella è un pretesto. In un mondo dove i Servants privatizzerebbero e svenderebbero anche le proprie madri, vuoi che se ti raccomandano di non impedire le concessioni che si struggono di cedere ai loro Masters Dogs & Pigs, tu non debba fare il contrario di ciò che ti dicono? Se hai dubbi su 'a trivella, pensa solo alla faccia di Renzi e a quella da madonnina infilzata della sua ganza o a chiunque di coloro degli abusivi che ci governano.

Se avete bisogno di incentivi e motivazioni, comunque, io l'ho fatto per i seguenti motivi.
(in ordine di apparizione)

Per questo, che mi sono ritrovata nella mail aziendale ieri mattina.


Per le cose oscure che si stanno facendo accadere nello stesso momento, affinché il messaggio da esoterico divenga ben bene essoterico.
Come l'istituzione paramassonica sovranazionale ricevuta al Quirinale, in una clamorosa certificazione e legittimazione del suo status di "governante"




mentre nella Grecia devastata ed immiserita da questa guerra condotta con altri mezzi delle armi, e completamente ignorata da questa visita pastorale a favore dei lupi,


per giunta avvenuta nel giorno del compleanno di



andava in onda a pieno regime e a lacrimogeni unificati la bieca propaganda dell'accoglienza, il frame Papa buono 2 vs. Europa cattiva, quanto di più diabolicamente falso si possa immaginare, con il tocco della schifosa, immonda pedoflia mediatica che, invece di impietosirci, ci carica ancor di più la molla:




Attenti ai simboli. Il campo di Lesbo si chiama Moria.





La stessa macchina generatrice di menzogne che imbocca la melassa ai diabetici sostenendo che curerà loro la malattia, non ti mostra il vero volto dell'invasione, perché quando succederà sotto casa tua vuole che sia una sorpresa. Qui siamo a Parigi, qualche notte fa. 




e, nel frattempo, manipola, imbroglia, falsifica anche una normale manifestazione di democrazia diretta come il referendum su 'a trivella. Non c'è bisogno di aver studiato la psicologia della Gestalt per notare un uso spregiudicato dei colori...




Questo mentre mentre in Europa vengono schiacciate:

 la volontà popolare



la libertà d'espressione


Chi se ne fotte di Jan Böhmermann, eh? E chi cazz'è? E' un comico tedesco e quindi, per definizione, forse non farà ridere come uno inglese ma non per questo non ha tutto il diritto di fare le sue satire su Erdogan, uno qualunque delle migliaia dei capi di stato che ammorbano questo pianeta, e la servaccia odiatrice del proprio popolo non può impedirglielo.
Quindi, compagni martiri delle epurazioni berlusconiane, Ascanicelestini e Marchipaolini denunciatori del potere cattivo, guitti de sinistra, fustigatrici di costumi delle puttane altrui, feccia parassitaria dei media, collezionisti di milioni di euro elargiti generosamente dal servizio pubblico, dove cazzo siete????

Ma, infine, diciamo che l'ho fatto soprattutto per questo.



E anche per lui.






giovedì 14 aprile 2016

Anarchy in the UE



«Perché nel cervello d’un coglione il pensiero faccia un giro, bisogna che gli capitino un sacco di cose e di molto crudeli».

Louis Ferdinand Céline


Questa frase è l'epitaffio ideale da porre sulla lapide che ornerà la tomba del militante ignoto di sinistra. Per un maggiore effetto realistico bisognerebbe conservarlo mummificato entro una teca trasparente, fissato in una delle tipiche espressioni di El Grullo, dopo avergli intagliato la citazione in fronte. 
Non c'è dubbio che le cose molto crudeli stiano cominciando a capitare al Coglione ma non lo sono ancora abbastanza. Non siamo ancora arrivati al pensionato piddino con l'assegno dimezzato alla greca, per intenderci, ma ciò vuol dire che, a meno di colpi di scena e dei ex machina scesi dal cielo a salvarci, dopo Renzi e Lucrezia Boschi potrebbe andare ancora peggio di così.

Una cosa crudele è, ad esempio, definire Dario Fo, fino all'altro ieri bandiera della sinistra e figura culturalmente importante, "Nobel grillino" in un servizio del TGLa7 dedicato ai funerali di Casaleggio. Del Gianroberto hanno ricordato crudelmente, tra mille imprese da ricordare, che "si presentò in una lista di FI soprattutto perché contrario alle politiche di immigrazione". 
Amo questi figli di puttana a cui è rimasta la Stasi sotto le unghie. In quel "grillino" ogni volta esplode tutta la rabbia del servo che è consapevole del fatto che il padrone non si fida di lui e perciò ha incaricato il maggiordomo di sorvegliarlo. Ogni tanto, all'imbrunire, tendendo l'orecchio, puoi ancora sentire qualcuno di loro dare la colpa delle nostre attuali disgrazie abberluscone.

Vi avverto. Non guardo più l'attualità in televisione, ovvero i talk show, l'eterno dibattito post gnocco fritto da Festa della maledetta Unità. Sono giunta al punto di non ritorno, alla crisi irreversibile di rigetto. Ne va della mia salute. Considero l'esposizione al TG serale alla stregua dell'entrata nel reattore n° 4 di Chernobyl. Dieci minuti scarsi e fuori, per evitare la contaminazione letale.
Le notizie me le cerco pazientemente altrove e, quando mi paiono interessanti, le condivido, soprattutto quelle che non passano di certo tra le forche piddine del mainstream. Non è facile trovarle; è come andar per funghi, ci vuole la giusta luce del primo mattino per vederli, ma se ne trovano di interessanti. Eccovene una scelta.

A Lesbo, isola okkupata, poliziotti olandesi compiono arresti di migranti in assenza dei colleghi greci. Oggi ho sentito anche che gli austriaci chiederanno di effettuare controlli sui clandestini al Brennero, sul nostro territorio. Naturalmente gli austriaci sono quelli "dal passato che sappiamo", come dicono le piccole merde di cane pronte a cancellare con la manata della reductio ad hitlerum la gigantesca cultura mitteleuropea e a vilipendere il morto nel lager per omaggiare i neonazisti trotzkisti dai quali sono stati comprati così com'erano, visti e piaciuti.
"L'Austria del resto è un paese di merda", twittano gli escrementi canini bestemmiatori della patria di Von Hayek, ispiratore delle politiche economiche della sinistra europea, definendoci fascisti insensibili ai destini delle orde di orchi che premono alle nostre porte per imporci, tra le altre delizie, la sharia. 

"Medici senza frontiere" (e senza ritegno) propone di offrire cesoie agli invasori per tagliare i reticolati che i paesi non completamente impazziti di bontà erigono a difesa dei propri cittadini, ed Erri De Luca applaude. A questo punto, aggiungo io, perché non offrire i piedi di porco anche ai ladri, in nome dell'eliminazione della proprietà privata? Ma soprattutto, quando è stato esattamente, in che punto della storia recente è accaduto che l'eversione armata, l'anarchia, l'antagonismo, l'anarco-insurrezionalismo, l'attacco al cuore dello stato e la sua disarticolazione, come si diceva ai miei tempi, sono diventati non solo accettabili ma auspicabili e addirittura prassi di governo a livello continentale?
Oggi ho ascoltato alcuni esponenti delle forze dell'ordine. Un piccolo campione non so quanto rappresentativo, ma ho sentito sgomento, rabbia, incredulità, preoccupazione per la piega che sta prendendo l'Italia riguardo alle politiche migratorie. 

Perché non ve la raccontano mica tutta. Per esempio che a Calais è anarchia, che i più energumeni, altro che donneebambini, assaltano i camion diretti in GB, prendono le automobili dei residenti a sprangate. Che in Gran Bretagna urlano ai britannici: "Questa è casa nostra, andatevene!"
Lo so perché i due servetti piddini hanno scritto alla UE la loro lettera veniamonoiconquestamiaaddirvi riguardo al muro austriaco. Immaginate il cancelliere austriaco terrorizzato dalla reazione di Pittella. Essi hanno paura dell'impatto dell'orda sul loro elettorato quando la feccia del mondo rimarrà imbottigliata in Italia e farà quello che è stata incaricata di fare: saccheggiare anarchicamente l'odiato mondo borghese.

Sapete com'è, i muri non risolveranno i problemi ma aiutano. La grande muraglia cinese non fu fatta per farsi ammirare dalla Luna, come dicono. Guardate, ad esempio, quello che circonda la casa di Mr. Facebook, colui che è apertamente pro "open borders".
I macedoni tirano i lacrimogeni ai facinorosi diversamente europei? I bulgari si organizzano in ronde anti-migranti? Possono vomitarvi addosso tutta la melassa buonista rimasticata e sputacchiata dagli agenti dell'ONU, dal Papabuono 2 e dalle dame di san Vincenzo di Soros, ma voi sapete che quei paesi stanno solo difendendosi in maniera sacrosanta. Vorrei ricordare le sagge parole dell'emerito, in un trafiletto di repertorio:



Altri tempi. Nel 1999 poi il mondo cambiò verso e anche lui si votò alla causa. Al grande gioco dell'Eurogeddon che ora lo vede in prima fila, accanito come pochi.
A volte, quando non riesco a dormire, mi chiedo: cosa avranno promesso a questa gente? Come si saranno assicurati il loro collaborazionismo? Come nei film, promettendo loro l'antidoto, il vaccino contro il supervirus che sterminerà, come previsto dal piano, tutto il popolaccio infame ed inferiore? Soldi, una montagna di soldi? Tonnellate di figa? Si può cambiare una costituzione nazionale per una sorca, è ormai dimostrato. Un posto nel bunker, nella novella Atlantide sotterranea, oppure su Elysium? Dio non voglia, il filtro della vita eterna?
Non sarà piuttosto, la loro, semplice e volgare sindrome di Sansone, il muoiano li mortacci loro e di tutti i Filistei?

Nei loro atti vedo l'impronta inconfondibile della vendetta condotta in modalità occhioXocchio e, se mi consentite la nota psicoanalitica, la coazione a ripetere del nevrotico post-traumatizzato.
Kalergi era razzialmente un meticcio e pure bastardo dentro, per cui dedicò la sua vita ad imbastardire il continente che glielo fece notare da piccolo, che era un bastardo. 
Soros, il burattinaio di tutte le rivoluzioni colorate, delle ONLUS pietose che stanno rendendo l'Europa purulenta, il padre adottivo di tutti i profughi, fu profugo due volte, dalla Germania nazista e dall'Ungheria comunista e ora pretende che una parte del mondo condivida quella splendida esperienza, mentre chi è obbligato dalle regole del suo osceno Battle Royale ad ospitare i suoi orchi, guarda caso Germania e Ungheria, è il nazi-stalinista da sconfiggere. 
Gli africani, decolonizzati ormai da una cinquantina di anni ma incapaci di assimilare da allora la democrazia, forse perché è stata inventata dai bianchi e quindi è intrinsecamente razzista, sognano, assieme ai loro compagni di schiavismo, gli arabi, di conquistare l'Europa per renderla un'immensa Soweto di fratelli che rimpiangono l'apartheid di Botha. 
Razzista io? Dovreste ascoltare cosa dicono di questi africani che ciondolano per le nostre strade certi afroamericani che hanno ben assimilato la lezione della libertà. Oppure certe fottute autorazziste come questa megera.


E' strano che non sia ancora nelle librerie un best-seller dal titolo "Diventare razzisti è facile, se sanno come fartici diventare".

I telegiornali che non guardo più non vi raccontano nemmeno che in Francia da giorni e giorni va avanti la protesta contro la loi travail, il jobs-act à la Hollande. Anche se, Blondet insinua il sospetto, potrebbe esserci qualche manina santa non proprio spontanea dietro le contestazioni. Del resto, se esistono eserciti a noleggio e guerre a progetto e abbiamo assistito alle varie arancionate in giro per l'Europa, non vi sarebbe nulla di straordinario.
Ma, tanto, alla Zia Ricca che je frega? Ricordando che, più morde la crisi più il FMI si ricarica, Christine ha affermato che "la longevità mette a rischio i bilanci degli stati". Tradotto dal francese: "Avite 'a muri'!"

Sempre per "l'angolo della misoginia", ecco l'ultima reincarnazione di Ilse Koch. Le innocue margheritine nel prato verde. Le peggiori iene. Questa brutta strega dei Verdi che propone di proibire i referendum sull'Europa perché "la democrazia diretta mette a repentaglio l'Unione".

Per la rubrica "facciamoci subito riconoscere", infine, due ministrucol* insignificanti vanno in Iran al seguito di El Grullo e si affrettano a coprirsi il capo, mentre l'impero manda a dire: "Occhio a fare affari con l'Iran". Mai una gioia.



Dal noto fogliaccio di Antonio. Osservate la presenza del mantra del coglione sui danni da code alla frontiera, come prescritto dal manuale di psyop. L'UE è irritata? Fossi nel cancelliere austriaco consiglierei Bruxelles di cambiare la sella o di pedalare più piano.

domenica 10 aprile 2016

Il millenarismo dei fateprestisti dell'invasione




Quando qualcuno prova a dire, in nome del piano di ripopolamento dell'élite e dell'infinita bontà maligna degli antipapi e dei cosmopoliti misericordiosi con i loro idealisti a gettone che devono metterlo in pratica, che non è realistico pensare di poter travasare l'Africa in Europa, ovvero far fagocitare un continente dall'altro come fosse un misero batterio, ti guardano come se tu fossi matta e controbattono: "Ma scherzi? Non li si può fermare!! Ne verranno milioni!! E' un processo storico irreversibile!"
Hanno la stessa furia millenarista di chi prefigura estinzioni planetarie a causa di pianeti X giganteschi che, passando di qui ogni milione di anni, quest'anno per combinazione passavano per caso e sono venuti a farci un saluto. Distruggendoci, è ovvio, se siete in grado di cogliere la metafora.

La fantasia di estinzione, la fregola della fine del mondo, è vecchia come, appunto, il mondo, e questo nuovo millennio è partito malissimo ma, siamo realistici.  L'unica invasione dalla quale non potremmo difenderci sarebbe quella dal cielo, quella aliena, creata e mitologizzata a scopo intimidatorio fino alla nausea nella nostra infanzia di babyboomers immersi nella psyop della guerra fredda. Un'ipotetica razza di visitatori extraterrestri che venisse per conquistarci con astronavi e, soprattutto, una tecnologia superiore, non ci darebbe effettivamente scampo. 
Ma finché si tratta di eserciti di uomini con lo zainetto, con le loro debolezze di uomini, e vi sono mari e montagne a porre limiti fisici alle transumanze, non la vedo così facile. Movimentare milioni di persone necessita di tempo. Non si tratta di eserciti di orchi sovrumani usciti dalle fucine di Isengard ma gente che ha bisogno di fermarsi, di rifiatare, di mangiare, rifocillarsi, pisciare, dormire, farsi passare il mal di piedi. Questo riguardo alle marce forzate che vengono mostrate sui media (e che in passato si concludevano sempre tragicamente per i deportati).
Anche ipotizzando di imbarcarli su navi, esse impiegherebbero tempo per compiere la traversata. Tempo da impiegare per studiare la contromossa.

Quindi il problema sarebbe solo vedere se, ipotizzando i milioni in partenza, qualcuno, dalla nostra parte, vorrebbe fare qualcosa per fermarli, come facevano una volta perfino i nostri governanti. Fermarli per evitare il massacro da questa parte, come secoli di scorrerie nel Mediterraneo ci rammentano.
Lo dice sempre Luttwak: già svellere i porti di imbarco sulla costa nordafricana con una bombardatina potrebbe aiutare dimolto. Poi ci sarebbero le care vecchie testate nucleari. Le armi chimiche e batteriologiche. Le armi convenzionali. 
Certo, sarebbe un massacro di proporzioni olocaustiche, ma coloro che ritengono l'invasione dei milioni come inevitabile stanno solo cercando di evitare di pensare all'inevitabile. Ovvero stanno rimuovendo il possibile finale di questa terza guerra mondiale, non dovessero essere fermati gli esseri immondi che l'hanno pensata e che la stanno conducendo sulla pelle dell'umanità. 
Siccome l'élite non si è ancora trasferita su Elysium in orbita geostazionaria o in fantomatiche città sotterranee inaccessibili lasciando i subumani (ovvero noi) ad ammazzarsi a sprangate con altri subumani (in ogni caso la vita sottoterra non sarebbe poi questa gran cosa), essa verrebbe toccata dalla guerra civile, dalle violenze e dai saccheggi che scoppiassero sul continente. La distruzione di un continente gioverebbe veramente ai loro piani? Come potrebbe nascere quel meticciato in grado di dare origine alla razza superiore ipotizzata dal bastardo Kalergi se non in condizioni di pacifica convivenza, dando al tempo la possibilità di mescolare con cura nell'atanor gli ingredienti del nuovo ordine mondiale?
Invece degli apprendisti stregoni, per eccesso di zelo, stanno cercando di accelerare i tempi ma ciò li perderà e perderà i loro padroni. Come sta perdendo la kaiserina che si è affrettata ad invitare troppi invasori in una volta e qualcuno glielo ha fatto prontamente notare, povera topolina.

E' di questa gente che bisogna aver paura, di coloro che aprono le porte, in nome della loro malattia mentale, del loro disordine post-traumatico da stress. Della loro volontà di autodistruzione.
Ormai la TINA li possiede e li fa sragionare, oltre che vomitare scemenze. Ci credono veramente. Sono passati definitivamente dalla parte della follia ma continuano a sostenere che non farebbero male ad una mosca.
Sono talmente convinti di dover per forza soccombere a causa della colpa di esistere e di aver costruito qualcosa di architettonicamente più evoluto della capanna di fango, per non parlare della democrazia e di tutto il ciarpame che ha permesso, ad esempio, alla classe operaia di evolversi e conquistare diritti, che sperano proprio nell'invasione per poter finalmente espiare la colpa che li divora. Attendono con ansia il barbaro invasore con la giugulare offerta in dono al suo machete. La perfetta raffigurazione del capro espiatorio.

Non contenti, ci ammorbano con le visioni apocalittiche che potrebbero non avverarsi se solo essi si ribellassero all'inganno nel quale sono stati trascinati. L'inganno del male che si ammanta di bontà per confonderci. 
Ecco quindi un'altra controvisione, se vi piace.
Quando l'esperimento finirà o inizierà ad annoiare i suoi ideatori ed essi troveranno un altro gioco di società da giocare con le pedine umane, finirà male, molto male. Si arriverà a sparare. Chi non ha colpa, chi si affidò agli omini di burro per andare nel paese dei balocchi ci andrà di mezzo. Non si baderà ai numeri, anzi, potrebbero essere battuti tutti i record passati.
Ci penseranno i media a far calare l'oblio, però, non vi preoccupate. Nessuna immagine di bimbo spiaggiato o di gommone affondato né di flutti insanguinati vi turberà. L'immigrazionismo passerà di moda e non ce ne accorgeremo nemmeno. Perché, semplicemente non ne sentiremo più parlare. Soprattutto, nessun collaborazionista oserà contrastare la nuova linea editoriale.

Se invece non andrà così e andrà come vogliono farvi credere, con i milioni in arrivo, vi conviene tifare Nibiru.


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