mercoledì 10 giugno 2015

Dal regulus di Newton e Keynes all'austerità espansiva dell'euro


Stamattina, per una di quelle coincidenze significative che stanno diventando sempre più frequenti nel mondo dell'interconnessione dei cervelli pensanti, Pier Paolo Dal Monte, senza sapere che sarebbe stato perfetto per iniziare il discorso di questo post, mi ha inviato questo link sul capitalismo come religione  di Walter Benjamin, da cui traggo questa mirabile citazione:
"In primo luogo, il capitalismo è una religione puramente cultuale, la più estrema forse che mai si sia data. Tutto, in esso, ha significato soltanto in rapporto immediato con il culto; non conosce nessuna particolare dogmatica, nessuna teologia. L’utilitarismo acquisisce, da questo punto di vista, la sua coloritura religiosa. A questa concretizzazione del culto è connesso un secondo tratto del capitalismo: la durata permanente del culto. Il capitalismo è la celebrazione di un culto sans [t]rêve et sans merci [“senza tregua e senza pietà”]. Non ci sono “giorni feriali”; non c’è giorno che non sia festivo, nel senso spaventoso del dispiegamento di ogni pompa sacrale, dello sforzo estremo del venerante. Questo culto è in terzo luogo, al contempo, colpevolizzante e indebitante (verschuldend). Il capitalismo è presumibilmente il primo caso di un culto che non consente espiazione, bensì produce colpa e debito (verschuldend). Ed è qui che questo sistema religioso precipita in un movimento immane. Una terribile coscienza della colpa (Schuldbewuβtsein), che non sa purificarsi, ricorre al culto non per espiare in esso questa colpa, bensì per renderla universale, per conficcarla nella coscienza e, infine e soprattutto, per coinvolgere in questa colpa il dio stesso e alla fine rendere lui stesso interessato all’espiazione."
La descrizione di Benjamin è straordinariamente attuale, nel senso che rispecchia assai bene il carattere del capitalismo nella versione dell'ultracapitalismo eurocratico che però, invero, si è infine dotato di dogmi e di teologi, come di encicliche e bolle papali, di una Santa Capitalistica Inquisizione e di qualche saltuaria benedizione urbi et orbi. Mancano le ordalie e i roghi ma potremmo presto arrivarci. 
Il capitalismo in questa sua forma religioso-exoterica è quello che governa le masse facendo loro sgranare il rosario ad ogni "penitenziagite!" mediatico e recitare i comandamenti del debitore-penitente. "Non c'è alternativa", "ricordati di santificare la moneta unica", "non vivrai al di sopra delle tue possibilità", "non desiderare la roba d'altri ma accontentati", "non indurci nella tentazione del debito ma liberaci dell'inflazione", eccetera.

La natura del profitto, tendente all'aumento esponenziale in assenza di limiti e regole, fa sì che esso debba essere governato da una struttura sempre più oppressiva e con gli strumenti di un dominio sempre più assoluto, ma ora sembra stia avvenendo un'implosione, un'accelerazione verso il nulla senza fine e che il capitalismo stia diventando un buco nero di materia oscura che tende alla ritenzione, alla segregazione dell'energia ed alla sottrazione di essa a tutto ciò di vitale che lo circonda; oscura anche nel senso della sua sfida aperta e continua alla divinità, alla tradizione ed all'ordine naturale.
E' un anticapitalismo o controcapitalismo, nel senso della controiniziazione. Secondo Guénon la controiniziazione "è una rivolta contro l'autorità legittima, e una pretesa di indipendenza: da ciò risulta la perdita di ogni contatto effettivo con un autentico centro spirituale e dunque l'impossibilità di attingere alle dimensioni sovra-umane."
Indipendenza dalle regole, dai limiti, dalle leggi, tanto il mercato si autoregola. 
Forse è utile inforcare spesse lenti e leggere tra le righe del sottosignificato e del sottostante per intuire che quello attuale non è più nemmeno il capitalismo religioso di Benjamin, ma una sua effettiva degenerazione maligna. 
Sarà necessario tentare quindi di interpretarlo con altri strumenti, passando magari ad un livello esoterico per trovare la soluzione alle troppe contraddizioni ed anomalie di quello che ormai è capitalismo oscuro immerso in una mitologia che è mitopoietica di sé stessa, all'infinito.

Il carattere esoterico di questo ultracapitalismo ci viene suggerito dalle incongruenze e dalle illogicità che vengono presentate invece come verità rivelate dai suoi sacerdoti e teologi che hanno sostituito le regole dell'economia, la semplice legge della domanda e dell'offerta, con i loro libri neri ed i talismani come l'euro.
Per giungere subito al nocciolo, il pensiero economico che oggi subiamo sotto forma di tirannia del pareggio di bilancio, della stabilità, quindi di pietrificazione del vivente, sembra aver sostituito la logica e la matematica, e naturalmente la prassi, con gli strumenti, più che del pensiero unico, come normalmente si dice, del pensiero magico, di cui "il mercato che si autoregola" è forse l'esempio più eclatante.
Ogni giorno, ascoltando i teologi dell'ultracapitalismo, ovvero coloro che predicano la dottrina ai penitenti ma in cuor loro sanno benissimo che le loro azioni assurde e nefaste per i molti hanno una loro ferrea logicità per il vantaggio dei pochi, notiamo le loro contraddizioni non risolte e che nessuno di loro si preoccupa minimamente di risolvere perché non risolvi certo né vuoi  rendere congrue le formule magiche. Incongruenze come ad esempio la crescita che sarà ottenuta da manovre economiche recessive, o la ripesa che, basta crederci e scriverlo sui giornali che, eccola là, guarda! è in fondo al tunnel. 
Dico che sono contraddizioni, per non dire vere e proprie fallacie o confabulazioni, perché sui testi di una forma più chiaramente laicale di capitalismo, meno forsennatamente religiosa in senso fondamentalista o forse non altrettanto controiniziatica, di uso comune fino a qualche decennio fa prima di finire nello scaffale dei testi eretici, c'è scritto, ad esempio, che dalla recessione non nascono i fiori e che, oltre all'incauto debito, esiste anche l'incauto credito. Che tenendo artificialmente bassa l'inflazione si ottiene come effetto negativo un'alta disoccupazione. Lascio giudicare, osservando la nostra realtà circostante, se essa sia quella truce e disperante della pillola rossa o il favoloso mondo possibile delle Amélie del mercato autoregolantesi.

L'ultracapitalismo, che ha perso ogni interesse nel bene comune, ogni residuo di spiritualità, ed anzi persegue il culto del singolo e per giunta privilegiato, all'insegna dell'egotismo e dell'ambizione più sfrenati, utilizza un complesso armamentario di concetti che, con la scusa di tendere al Nuovo (giocando sull'equivoco che il nuovo viene sempre percepito come positivo) riesce ad affascinare le componenti progressiste della società, piegandole al proprio progetto. In realtà, il Nuovo è qui inteso solo nel senso di cancellazione del preesistente e consiste nella volontà delirante del ritorno ad una età dell'oro precapitalistica ed anticapitalistica, riconquistata attraverso una prassi controiniziatica ed antiumana, che è convinta di potersi realizzare attraverso il pensiero magico ed a qualunque costo in termini di costi umani. Anzi, probabilmente giungendo a concepire ed auspicare il sacrificio umano rituale. Allo stesso modo la globalizzazione - atto finale dell'imperialismo - viene fraintesa come internazionalismo ed il moralismo del politically correct e dei diritti umani (cosmetici) viene confuso con i diritti dell'Uomo.

Con la fine storica della possibilità dell'alternativa (la "fine" della storia), la struttura elitaria che governa il profitto si è ritrovata unica erede delle sorti del mondo, ed è precipitata in un delirio intriso del millenarismo che le masse, contrariamente al precedente cambio di millennio, non hanno affatto sentito. Per come si comportano, le élite sembrano convinte dell'imminenza di un cataclisma, per prepararsi al quale devono costruirsi un'arca di salvataggio, ad uso proprio e della propria progenie. Il resto dell'umanità non solo è condannata a perire ma deve essere aiutata a scomparire. Un altro elemento di questo millenarismo - utilitaristico perché a breve termine porta comunque profitto e privilegio - è la convinzione che le risorse mondiali siano limitate. Ecco quindi gli incitamenti alla morigeratezza, alla continenza, alla decrescita, ma anche i piani per la sostituzione di popolazioni fiere e combattive con masse di umanità facilmente soggiogabile ed alla fine tranquillamente eliminabile.

So che i marxisti sono abituati a concepire una sola forma monolitica di capitalismo con dentro il male assoluto, praticamente a vederci il Demonio, ma se oggi ci accorgiamo che questo che viviamo non è più il capitalismo che abbiamo conosciuto e lo sentiamo sempre più ostile e pericoloso, mutato in senso negativo ed alieno, significa che ne è esistito un altro, teso alla costruzione ed all'espansione, invece che alla distruzione ed alla contrazione, con addirittura sprazzi ideali di tutela dell'interesse e benessere collettivo. 

E' a questo punto che vorrei spiegare l'immagine emblematica a corredo del post, il leone verde, che è tratto da un volume di studi alchemici in codice di Sir Isaac Newton. Il leone, il sangue ed il regulus, il cuore del leone, l'ingrediente ultimo della pietra filosofale, non forse o non solo il segreto per ottenere materialmente l'oro dal piombo ma il simbolo di una ricerca personale, di un percorso fino alla scoperta dell'oro interiore.
Newton era stato un alchimista negli anni giovanili, un vero magus, oltre che uno di quei tipici e misteriosi geni cantabrigensi sempre al limite tra ordine e caos interiori, ma la seconda parte della sua vita, seguita agli onori per le conquiste nel campo della scienza, soprattutto la teorizzazione sulla gravità, la trascorse come direttore della zecca di Londra. Il suo compito era quello di coordinare la sostituzione dell'enorme numero di monete d'argento in circolazione che venivano ogni giorno sempre di più contraffatte. Divenne un vero sbirro, un persecutore dei falsari che non esitava a mettere a morte con modalità particolarmente efferate. Il libero manipolatore di metalli e il cercatore del mercurio filosofico, costretto a controllare moneta per moneta, a divenire preda del caos causato dalla naturale tendenza del denaro ad automoltiplicarsi e a sfuggire al controllo. La maledizione de "la moneta circolante crea inflazione" che oggi il pensiero magico dell'ultraliberismo tenta disperatamente di contenere con formule che provocano disastri umani epocali. Newton che "finisce in banca" e l'apprendista stregone che tenta di domare la moneta impazzita senza riuscirvi. 
La vita di Newton è un puro esempio di contrappasso e una straordinaria metafora trans-secolare del conflitto tra pura scienza e materialismo.

Alla sua morte il grande scienziato lasciò un baule contenente le sue carte e studi giovanili teologici ed alchemici, rimasti nascosti per anni, fino a quando nel secolo scorso, nel 1936, furono battuti all'asta. Una parte di queste carte segrete, considerate prive di alcun valore scientifico, scritte in un misto di latino, greco antico, inglese del seicento e simboli alchemici, alcuni dei quali a tutt'oggi indecifrati, fu acquisita da John Maynard Keynes e il resto, soprattutto gli scritti teologici "eretici" perché antitrinitari, finì ad un arabista ebreo e quindi all'Università di Gerusalemme. 

Nel 1942, Keynes scrisse, in uno splendido articolo pubblicato con il titolo "Newton, the Man."":
“Nel diciottesimo secolo, e poi da allora in avanti, Newton prese ad essere considerato come il primo e il più grande degli scienziati dell’età moderna: un razionalista, uno che ci insegnò a pensare seguendo i principi del ragionamento freddo e imparziale. Io non lo vedo in questa luce. Credo che nessuno di coloro che hanno meditato sui materiali contenuti in quella cassa, da lui stesso riempita quando lasciò Cambridge nel 1696 – materiali che, sebbene in parte dispersi, sono giunti fino a noi – possa considerarlo in quel modo. Newton non fu il primo scienziato dell’età della ragione. Piuttosto fu l’ultimo dei maghi, l’ultimo dei babilonesi e dei sumeri, l’ultima grande mente soffermatasi sul mondo del pensiero e del visibile con gli stessi occhi di coloro che cominciarono a costruire il nostro patrimonio intellettuale poco meno di diecimila anni fa.” ("J.M. Keynes, "Newton, the Man." da "Sono un liberale? e altri scritti.")
E' affascinante pensare all'influenza che potrebbero avere avuto questi scritti emersi dall'oscurità del passato su una mente che stava proprio in quel momento, nel 1936, completando la "Teoria generale". A proposito di sincronicità.
Mi viene da pensare che se il baule con le carte di Newton fosse trovato oggi, i fondamentalisti delll'ISIS del Dio Mercato probabilmente lo darebbero subito alle fiamme.

49 commenti:

  1. Anonimo00:42

    "naturale tendenza del denaro ad automoltiplicarsi e a sfuggire al controllo"

    mi sa che per tutta la storia dell'umanità e sino al 1971 (chiusura della gold window da parte di Nixon e fine unilaterale degli accordi di Bretton Woods) solo oro, argento, rame sono stati moneta. E non si automoltiplicano da soli. Al massimo i governi potevano ritirare le monete in circolazione e riconiarne con contenuto di metallo prezioso minore e quindi in maggiore quantità (inflazione. vedere per esempio gli ultimi due secoli dell'imparo romano).

    è una peculiarità storica degli ultimi 50 anni il vivere in un mondo fatto di valute puramente virtuali, "fiat" come le chiamano gli anglosassoni, senza restrostanti a garantirne il valore reale a parte le parole di un banchiere centrale .. e le tasse che riesce ad estrarre dai contribuenti.

    il lavoro di Newton alla Royal Mint mi sa che fu ben più importante che solo inseguire i falsari. Pose infatti le basi del gold standard inglese che divenne la regola mondiale nell'800 e sino alla prima guerra mondiale, per essere poi diluito un po' per volta sino alla recissione definitiva del legame fra oro e banconote di carta/bit nel '71. Pose le basi del sistema monetario di quello che stava diventando il nuovo grande impero dopo quello spagnolo e quello olandesee guardacaso il 700 e l'800 sono sicuramente stati i secoli del Regno Unito, l'impero su cui non tramontava mai il sole, il rule britannia

    Er

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    1. Ma si, ho un po' semplificato il ruolo di Newton alla Zecca.
      (comunque, non siete mai contenti....)

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    2. Anonimo16:25

      Anonimo 00:42

      "... valute puramente virtuali, "fiat" come le chiamano gli anglosassoni, senza restrostanti a garantirne il valore reale... "

      A quale chiesa appartieni?

      Perché questo trafiletto è puro dogma (e, ovviamente, sbagliato).
      Per chiarimenti vedere la Costituzione della Repubblica italiana parte economica.

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    3. Anonimo16:37

      Dogma? Io le odio tutte le chiese, compresa quella "austriaca" se/quando diventa fede e chiesa.

      Scusa tanto ma è la storia che ci insegna che per il 99% del suo corso solo oro, argento e rame sono stati moneta. Le banconote sono state inventate per rappresentare quella moneta, lasciata al sicuro in qualche cavaeu.

      Se preferischi usiamo le conchiglie, o le pietre, o i tallysticks, o il petrolio, o il grano ... a me pare che sia una religione tipicamente "dessinistra" invece pensare che il denaro debba essere un'entità virtuale (bello.. ma controllata da chi?!)

      E no, non ho mai votato banana o lega, tranquillo. E' questo che volevi sapere?

      Er

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    4. Er, guarda che AP ti ha fatto un'osservazione sacrosanta: hai una concezione monetarista, che, proprio "democratica" non mi sembra. Insomma, è quella dei consulenti di Pinochet.

      La moneta è sempre stata fiat.

      Il valore delle moneta è sempre stata garantita dal sovrano, dal signore, da SPQR, ecc.

      Non sicuramente dal valore del metallo, che, certo, era meglio non si ossidasse dieci minuti dopo il conio.

      Le monete "preziose" non venivano generalmente fatte circolare, sono sempre state tesaurizzate... bè, quasi tautologico.

      Il gold-standard è una porcata che viene resa universale nel 1694 con la nascita della BoE, ovvero con la nascita del "potere moderno", appunto, uno dei 4 pilastri della schiavitù dei popoli ad opera dell'élite "british" Quella che attanaglia tutti anocora oggi: il "gold-standard", la teoria quantitativa della moneta e le puttanate monetariste sull'inflazione, servono solo a crere una "scarsità artificiale" dei mezzi di pagamento, favorendone gli effetti deflattivi (ovvero la distruzione dei mezzi produttivi, la disoccupazione e, ovviamente, perpetuando quella disguaglianza sociale che permette pochi padroni e una massa di schiavi morti di fame).

      Praticamente da quando la scienza e la tenica hanno reso la vita sulla terra "degna di essere" vissuta, la povertà delle moltitudini è una scelta imposta da chi detiene il potere del credito: che non è quello di "stampare"... è proprio quello di *non* stampare.

      Ora prova ad accettarlo se ci riesci.

      Per approfondire, oltre che sollecitarti a comprendere il concetto di "moneta endogena", ti suggerisco la lettura del massimo "storico della moneta", ovvero Alexander Del Mar.

      Saluti.

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    5. "Il clero templare scoprì la sequenza metafisica: prima viene la merce tangibile, poi il suo nome è scritto su una polizza che ne attesta al possesso e quel nome basta a riscuoterne il valore, l’essenza. A questo punto la materialità della merce può anche sparire. Si può accreditare la probabilità che essa esista. In seguito si arrivò ad accreditarne il valore proprio perché non esiste. A questa fase ultima e mirabile si giunge quando Mefistofele rifornisce i furieri dell’Imperatore con carta moneta garantita dai giacimento del sottosuolo, i cui metalli non possono venire alla superficie perché ormai nessuno ha più convenienza a scavarli, essendone già il valore disponibile sulla cartamoneta.
      Chiunque abbia un nome può garantire il nome di una merce ed emanerà polizza corrispondenti. Il suo nome copre, sostanzia tutti i nomi di merce che la sua nomea consente

      Soltanto un metafisico non batte ciglio dinanzi al gioco di prestigio, perché sa che ciò che si trasferisce è sempre maya; l’illusione prima si concentrava nella forma di oggetti tangibili, i quali in realtà si stagliavano alla vista soltanto in grazia del nome che ricevevano, in seguito quella stessa illusione si concentra tutta nell’essenza nominale, perché il nome procede ontologicamente la forma concreta, come è vero che Dio è il suo nome

      I sistemi monetari moderni spiattellano come realtà spicciola queste verità trascendenti. Gli Stati non promettono neanche più sulle loro banconote di pagare il valore scritto su di esse,: basta la denominazione

      La denominazione crea il valore, l’essenza; chi restringe la circolazione della moneta, ne accresce il valore, crea ricchezza dal nulla, dalla privazione, come il sacrificio del Dio (il suo ritirarsi ) crea la realtà apparente.

      A questo punto che ne è delle merci concrete che tanto impressionano l’ingenuo?
      Si crede che la realtà non sia maya,?che la veglia sia superiore al sogno? Si crede a ciò che è?
      Basta un inarcare di sopraccigli là dove i valori si paragonano l’uno all’altro ed ecco, la tangibile realtà diventa una creta disposta a qualsiasi forma, sostanza di sogni: in un battibaleno diventa spazzatura l’oro nei forzieri, i gioielli negli scrigni; le montagne di grano o di caffè nei moli del porto. Era convinto il solido, serio, laborioso produttore, che la sua fatica fosse sacrosanta, meritasse onore, ed è bastata l’ombra di un sorriso in Borsa perché i prodotti del suo lavoro si tramutassero in immondizia, perché la sua persona diventasse uno zimbello.. C’è chi grida contro l’atrocità del tracollo, incolpa i sensali, che non tengono conto del prezzo onesto […]. Proteste stolte: le cose non si possono inchiodare ai loro nomi, gli archetipi passano sull’ ascendente e le loro orbite se ne allontanano secondo orbite che sfuggono agl’ingenui credenti nella “realtà delle cose."

      Elémire Zolla, Archetipi

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    6. Eppure, caro @Velo, in verità, in verità ti dico: Zolla sta dicendo qualcosa che solo apparentemente ha a che fare con ciò di cui si dibatte. O meglio, tolta l'apparenza, Zolla giustifica gli squinternati che prendono in giro le persone come Er.

      Ho una certa sensibiità per l'etica, credo: e il mio sospetto pare confermato, almeno stando con Galimberti.

      Le atrocità della modernità e, in particolare, in questa apocalittica post-modernità, trovano la patologia etica proprio nell'argomentare di Zolla: il non riconoscere i diversi livelli ontologici per cui si possono distinguere il nominale e il reale, e, soprattutto, la forma e la sostanza. Uno dei più grandi drammi portati all'esasperazione dall'esoterismo occidentale.

      L'etica, senza la drammatica distinzione dialettica - non "dualistico/dicotomica" cartesiana, ma, ben sì, per certi versi, propriamente dualistica come nella tradizione orientale, taoista - perde qualsiasi capacità di imporre una scala di valori. Ovvero si annullano i valori stessi, che sono i mattoni, la sostanza dell'infrastruttura etica. Il discorso che fa Zolla porta dritto dritto al nichilismo.

      Infatti, al di là della testimonianza storica, egli stesso ha fatto propria la teoria quantitativa della moneta, per questo arriva a confondere valore "nominale" e quello "reale". Non è un caso. È la follia della modernità.

      E non è un caso che lo faccia: infatti chi fonda l'etica "al rovescio", ovvero chi sostituisce il nichilismo della modernità con uno ancora peggiore - e che ha trovato la sua piena forma in questa post-modernità - è proprio Nietzsche: è il filosofo sociopatico tedesco che sottrae il valore "reale" del Lavoro per sostituirlo con quello "nominale" dell'atto stesso in cui il padrone - il superman - lo assegna alle cose nella sua smisurata potenza. La sua sola volontà, il suo solo desiderio, "creano il valore". Il lavoratore è solo lo schiavo che permette al padrone di "creare": Egli è l'Artista. Otium et bellum, "guerra e arte".

      Saranno proprio i marginalisti, Walras, Jevons e Menger che daranno gli strumenti politici per realizzare ciò che così in là aveva intuito Nietzsche: Menger che fonderà proprio la scuola austriaca che pare tanto piacere al nostro amico Er.

      Infatti, sarà proprio sulla relazione tra creazione di valore e lavoro che i tre simpatici antisocialisti cominceranno a diffondere il "relativismo" tramite la matematizzazione bizantina della scienza economica che.... da quel momento si svincolerà della filosofia morale... fino ad arrivare ad Heyek che bellamente sosterrà che è il capitalista a decidere cosa ha valore e cosa non lo ha. E, infatti, non è forse così per la maggior parte della plebaglia? Schiavi delle mode e nelle mode?

      Un genio. Ars et bellum.

      Ora che la "creazione dal nulla del nulla" avanza, prepariamoci alla guerra. Dalla distruzione creatrice schumpeteriana, alla "creazione distruttrice". Un applauso agli "artisti".

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    7. Anonimo08:44

      Scusa Bazaar, ma a me sembrava solo la mostra dell'assurdo del Nominalismo. Infatti il richiamo al "metafisico" chiarisce bene i termini. Al che, il cosiddetto "pensiero debole" ha qualcosa a che vedere con l'abisso nel quale siamo caduti ? E se si', chi l'ha diffuso e ora lo difende ?

      G.Stallman

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    8. @Bazaar
      Come si diceva, è sempre una questione di meta-livelli: ἔθος senza ἐπιστήμη è piddinitas, ἐπιστήμη senza ἔθος è Hayek; .ἐπιστήμη e ἔθος è Simone Weil (e Zolla è più vicino a lei)

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    9. Scusa Bazaar, ma Nietzsche come proto-Chicagoboy e il padrone "superman" nun se ponno senti'.
      Il discorso di Zolla mi pare attendibilissimo, alla luce della perversione assoluta rappresentata ormai dai contratti derivati. Vero nominalismo psichedelico.

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    10. "abolire l'idea di Stato, eliminare la contrapposizione tra «pubblico e privato». Le società private assorbiranno via via gli affari dello Stato; persino il residuo più tenace che resterà della vecchia attività
      del governare (per esempio quella volta a garantire i privati dai privati) finirà per esser svolta da imprenditori privati. Il disprezzo, la decadenza e la morte dello Stato, la liberazione della persona privata (mi guardo bene dal dire: dell'individuo)"

      Sembra Hayek? Invece è... Nietzsche (Umano, troppo umano).

      Barbara, non farti traviare dalle interpretazioni libertarie "de sinistra" del pensiero nicciano (vedi Vattimo e Deleuze...).
      Leggiti, di Losurdo, "Nietzsche, il ribelle aristocratico"...

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    11. Anonimo14:33

      In questo contesto trovo marginale Nietzsche. Il pezzo citato tratta d'altro: Tommaso contra Popper, semmai. Magari anche Hegel, ma Nietzsche non ha mai fatto una filosofia per tutti, ne' ha mai pensato di farla. L'aristocrazia di N. e' comunque ancora quella di Platone. In questo senso Popper e' molto piu' egualitarista, ma e' meno ancora che il "nano" di Zarathustra. L'uno vuole il Superuomo, l'altro il Supergregge. Chi e' il vero individualista tra i due ?

      G.Stallman

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    12. @G.Stallman

      Il problema non è il "nominalismo" tout-court: anche nella forma c'è la sostanza, e, da un punto di vista dialettico, un oggetto è tale solo se viene "nominato".

      Sull'importanza dell'aspetto nominalistico ti invito come sempre alle riflessioni sulla lingua di Orwell. Senza nomi non ci son parole per i processi mentali, per quelli cognitivi, per il pensiero, per la riflessione prima e per lo scambio dialettico dopo. Il "logos": pensiero e parole hanno la stessa genesi.

      Lo spunto che volevo fornire, era lievemente più "fine": ovvero circa la natura del "valore", e la connessione tra relativismo, nichilismo, e, in parte, esoterismo occidentale.

      Guarda cosa dice Zolla: «Si crede che la realtà non sia maya,?che la veglia sia superiore al sogno?»

      Fonda un concetto decisamente "essenzialista" come il "velo di maya" ad una approccio completamente "desoggettivizzato": da un punto di vista "umano", "empirico", come si può accostare la veglia al sogno? Che implicazioni ha questo pensiero? Non si perde nei meandri del relativismo?


      @Velo

      Zolla in questo passo fa una descizione raffinatissima della realtà: non mi quadra la sua ermeneutica, mi sembra proprio che la giustifichi. Posso sbagliare, ma collima con quelle considerazioni sintetiche di quell'articolo di Galimeberti.

      Bada bene, non mi riferisco all'ethos di Zolla di per sé, che tu avrai avuto modo di approfondire: mi riferisco proprio all'impostazione di come pare affrontare dal punto di vista razionale il tema etico. Quindi ponevo l'accento su quel punto d'incontro proprio tra episteme ed ethos... ma dalla parte dell'episteme.

      Magari è solo una questione di contestualizzazione.

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    13. @Barbara

      «Il discorso di Zolla mi pare attendibilissimo, alla luce della perversione assoluta rappresentata ormai dai contratti derivati.»

      A sì? Io capisco che appena si parla un po' esoterico te ne vai in brodo di giuggiole, ma "aguzza la vista": «chi restringe la circolazione della moneta, ne accresce il valore, crea ricchezza dal nulla, dalla privazione»

      Ti sembra che i derivati, la scarsità di moneta abbiano creato "ricchezza"? Ti pare? A me pare proprio che abbia l'idea (confusa) di "moneta merce", proprio come Er o gli amici libertari di Facco: infatti a me pare che lui critichi il valore nominale della "moneta", la vorrebbe agganciata all'oro.

      La scarsità di moneta distrugge ricchezza e, quella che rimane, la distribuisce verso l'alto, aumentando il potere relativo delle élite.

      Poiché non distingue "forma da sostanza" (vedi la questione "realtà/sogni" posta sopra), non "capisce" che il "valore" della moneta non sta nel suo "essere merce" e "riserva di valore", ma lo è soprattutto nel suo essere mezzo di scambio e numerario. Punto.

      Sulla questione del "valore", che, purtroppo, non pare essere così scontata, facevo notare l'approccio etico dello schiavista Nietzsche e la sua affinità elettiva con quella dei marginalisti e, in particolare, di Hayek.

      Che tu "non lo possa sentire" è un problema tuo: ti lascio a uno "de passaggio".

      @LucaF

      Grazie per aver ricordato la polemica tra Vattimo e Losurdo/Preve.

      Pensa che ho provato a fare un lavoro a riguardo, in cui affrontavo proprio il tema etico: Gerusalemme versus Atene, ermeneutica versus epistemologia, Strauss und Nietzsche, il tema del relativismo e del nichilismo partendo dal fondamento di valore: così come affrontato dall'etica giudaico-cristiana e dal socialismo e così come contrapposto dall'unico filosofo della morale "gentile", Nietzsche, e il pensiero economico e politico dietro la rivoluzione marginalista. Chiaramente l'oggetto del contendere è se far appartenere la creazione del valore al lavoro o meno.

      Chissà come mai la Costituzione è fondata sul lavoro?

      Alla fine ho solo estratto quel lavoro mezzo monco su Strauss...

      Poi leggo i feedback come quelli di Barbara o, anche più banalmente, quello di Alberto nella discussione in cui hai anche te hai partecipato, e mi scappa veramente la voglia.

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    14. Si, LucaF, ma Losurdo poteva dire bene di Nietzsche, che gli faceva schifo già come aristocratico? Del resto, del N. precursore del nazismo mi pare si sia già stabilito che è stata una forzatura durata fin troppo a lungo. A me pare piuttosto che il marxismo, appena si esce dal recinto del materialismo, timbri tutto con l'accusa di fascismo.
      Io non sono un'esperta nicciana, ma mi pare di capire che il suo "superuomo" è super nel senso di oltre, al di là, non super nel senso di abbreviazione di superiore e basta. A mio parere c'è un mondo di differenza, ma il marxismo, prigioniero del materialismo, ha orrore del metafisico. O sbaglio? Se sbalio mi corigerete.

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    15. Bazaar, te lo dico con grande affetto, lo sai che ti voglio bene, ma sei troppo criptico (Er Monnezza, quello vero, direbbe che nun se capisce 'n cazzo).
      Ovvero, se si vuole veramente far in modo che il povero ignorante (nel senso che ignora) capisca, bisogna sforzarsi di parlar chiaro. Qui temo che tanti che leggono, io per prima, non siano attrezzati con gli strumenti della filosofia. Vorrei risponderti su tutto ma proprio non possiedo i fondamentali.

      Sui derivati. Non creano ricchezza? Però il debito lo hanno creato. E il debito di qualcuno è il credito di qualcun'altro che, avendo il potere, sta richiedendo ricchezza vera in pagamento. Tu puoi dire che l'esposizione per trilioni in derivati di Deutsche Bank è puramente virtuale, ma se io e te ci stiamo impoverendo, è perché quei trilioni stanno valendo come moneta sonante in forma di debito. Come direbbe Charlton Heston in un celebre film :"Derivatives is made out of people!!!"

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    16. @Barbara:
      Se non ti piace quel "comunistaccio" di Losurdo, ascolta almeno il buon Costanzo Preve (maestro di Fusaro) ricordato da Bazaar: alla base del delirio attuale c'è il pensiero nicciano...
      Parafrasando l'infelice uscita grillesca durante la campagna elettorale per le europee, potrei dirti che Nietzsche non è affatto nazista, è oltre Hitler...

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    17. @LucaF

      «Nietzsche non è affatto nazista, è oltre Hitler»

      Proprio così.

      Egli disprezza i fondamenti ideologici del nazismo, come il nazionalismo o l'antisemitismo. È apolide, trovando senso di appartenenza nella élite colta, cosmopolita e "radicalmente aristocratica".

      Egli disprezza anche i capitalisti (quelli con le "mani grassocce"...) che poi avrebbero finanziato Hitler.

      Egli fornirà strumenti culturali per tutto ciò che è ritenuto "negatività" nell'etica giudaico-cristiana: in questo senso la sua influenza sui filosofi che sosterranno il nazismo che, infatti, si rifaranno esplicitamente a lui.

      La visione Nietzscheana è profondamente "medievista": vedeva con orrore tanto l'abolizione della servitù della gleba, quanto quella della schiavitù colonialista, quanto le rivendicazioni socialiste. La porcheria populista nazista l'avrebbe decisamente disprezzata: il razzismo vero non è mai stato quello etnico, ma quello di classe.

      Chi non coglie le implicazioni del pensiero di Nietzsche non può capire la storia moderna: nessuno come lui ha colto la traiettoria culturale in cui si stava dirigendo l'umanità... giustificandola!

      @Barbara

      Stendiamo un velo pietoso: se uno non capisce (ed è interessato) domanda esplicitamente, aiutando l'interlocutore. Non dà risposte ad minkiam prendendo per fesso chi si sforza di buttar giù un pensiero che sia almeno un po' "artigianale" e non un cazzo di slogan prodotto in serie.

      Perché, con franchezza, ti muovi per slogan: certo, hai cambiato gli slogan negli ultimi anni, ma sempre a slogan rimani. Come tutti.

      Un processo di liberazione non può non arrivare alla "filosofia": uno "studio liberale" dovrebbe portare a quello.

      Gli "attrezzi" sono una scusa, se uno ricerca e ha volontà, gli strumenti che occorrono se li va a cercare, e, se necessario, fatica per ottenerli.

      Ma forse aveva ragione Nietzsche.

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    18. @ LucaF
      Preve? Pronti, eccolo qua. Lo "scriba del caos".

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    19. @ Bazaar

      Per farti un esempio, so poco di filosofia e quel poco l'ho studiato troppo tempo fa, però Costanzo Preve quando parla di Nietzsche lo capisco. Ci sarà un valore aggiunto anche del docente che sa spiegarsi e di quello che rimane invece prigioniero del suo linguaggio esoterico?
      Perché rosichi? Quindi se non capisco ciò che scrivi il problema è solo mio?
      Perdonami ma liquidare come "slogan" tutto ciò che ho scritto mi pare offensivo. Chi parla per slogan casomai sono i telegiornalisti che devono riverberare solo propaganda. Qui si cerca di comprendere, non di trasmettere propaganda.

      Elimina
    20. Barbara, mi hai definitivamente annoiato.

      Non me ne frega nulla di quando hai studiato filosofia: e non me ne frega nulla di "rimanere prigioniero nel mio linguaggio esoterico". Forse è una *mia* prigionia o forse no. Chissà.

      Poi perché *io* dovrei "rosicare" e *tu* "offenderti"?

      Davvero credi che il prof. Preve "spieghi" meglio gli autori? Accipicchia. Mi sa che arriveresti persino a pensare che il prof. Bagnai abbia divulgato meglio il teorema di Thirlwall di come possa farlo io...

      Il punto non è "se sia solo tuo il problema". Il punto è che non me ne frega nulla del tuo problema, come, parimenti, non dovrebbe fregarti nulla del mio.

      Dove e cosa "si voglia comprendere" è irrilevante: il tuo "non si può sentire" è un "iossoggià". Perché hai già appiccicato un'etichetta allo scrivente. Bada bene: non è un "non ho capito", o "sei incapace di comunicare un pensiero".

      Con pensiero "prefabbricato" (che ho appellato "slogan") intendo un pensiero, un punto di vista altrui che uno fa proprio e, da lì, inizia a taggare il creato.

      La conseguenza è ciò che Gadamer chiamava "precomprensione".

      Purtroppo per ragionare di etica e di filosofia politica è necessaria la metafisica: quando avrò raggiunto il livello di Platone mi farò umilmente dare una cattedra.

      Potrò non aver capito una fava del pensiero di autori e studiosi, ma, almeno, la sintesi che ne esce, mal digerita, insulsa, incomprensibile e inascoltabile, è mia.

      E se proprio ci devi mettere un tag, ti consiglio "Others", o, piuttosto, "None".

      (No, neanche il tag "materialista" l'hai appiccicato a proposito)

      Elimina
    21. "Potrò non aver capito una fava del pensiero di autori e studiosi, ma, almeno, la sintesi che ne esce, mal digerita, insulsa, incomprensibile e inascoltabile, è mia."

      Aaah, ecco. Però se la stessa cosa la faccio io non va più bene. Grazie per la precisazione.

      Elimina
  2. Anonimo06:03

    Il Gold Standard ha un unico difettuccio: se il Gold non ce l'hai, lo Standard non lo fai. Non a caso, dopo tutte le crisi finanziarie del passato, il trasferimento fisico dei forzieri pieni d'oro in luoghi misteriosi e' sempre stato una costante. E lo e' anche oggi, con i "compro oro" che hanno ormai sostituito le panetterie. Al che, una qualche forma di Fiat Money la devi fare per forza. Infatti il problema non sta tanto nel metodo impiegato, ma in chi detiene il potere di stampare moneta. Come, del resto, disse il proto-marpione Amschel Rotschild gia' tre secoli fa: "datemi il potere di stampare denaro e non mi curero' di chi fa le leggi". Il successo del sistema inventato da quello-tedesco-coi-baffetti, a cui lo stesso H. Schacht attribuisce la paternita' dell'iniziativa, fu stupefacente proprio perche' in Germania di oro non se ne trovava piu'. Nonostante cio', la creazione di una "moneta lavoro" (a me pare un sistema piuttosto socialista), unitamente ad un'oculatissima autarchia, furono all'origine del miracolo tedesco. Ovviamente, la Finanza, tagliata fuori dal circuito, non gradi' particolarmente la cosa. E si sa come e' finita. Quale e' la morale ? Io ne vedo almeno due. La prima: se tu fai lavorare (cum grano salis) la falsificazione della moneta per gli interessi nazionali, non ne trarrai che vantaggi. La seconda: e' meglio che non lo fai altrimenti qualcuno s'incazza.

    G.Stallman

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    Risposte
    1. "Non a caso, dopo tutte le crisi finanziarie del passato, il trasferimento fisico dei forzieri pieni d'oro in luoghi misteriosi e' sempre stato una costante."

      per esempio? a che ti riferisci?

      Ovvio che la finanza non ama il gold standard: sono le banche le padrone delle banche centrali, sono loro che le hanno quasi sempre volute e create. E con il controllo della creazione del denaro sono praticamente i padroni del mondo. Per questo mi piacciono i metalli preziosi. Solo la natura "li stampa".

      Credo che stiamo andando al trotto incontro ad crash storico, altro che 2008. E dopo, se saremo ancora vivi, una qualche forma di valuta non controllabile ad culum da quattro stronzi forse non sarà più attuabile, ci vorrà quanche retrostante reale, qualche bene vero, che sia oro, grano, petrolio o che, a dare valore al denaro di carta/bit.

      Oppure comanderanno ancora loro e nell'ignoranza generale della gente faranno ripartire daccapo, resettato, il loro giochino di schiavizzazione sorridente e inpercepita, dando tutte le colpe del macello a qualche babau/capro espiatorio.

      Er

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    2. Guarda che il gold standard era un dei 4 pilastri su cui si reggeva il predominio dell'alta finanza ottocentesca... (Ri)leggiti "La grande trasformazione" di K.P.

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    3. Anonimo23:50

      LucaF mi ha tolto le parole di bocca. Fatico un po' a ripeterlo, ma se il Gold non ce l'hai ? Il nostro e' sparso in giro per il mondo e solo una piccola parte sta in Italia (a Vermicino, mi pare). Pare che il grosso stia nei caveaux della FED a NY. Dunque, se non ne abbiamo la disponibilita', non ne abbiamo nemmeno la proprieta'. Mi pare un discorso semplice e non ideologico. Dopodiche', insisto: l'importante e' la proprieta' della Moneta e la fiducia nell'istituto di emissione. Una volta ricreato il mercato nazionale puoi anche ricreare le riserve auree, ma fino a che non l'hai fatto devi trovare altre strade.

      G.Stallman

      Elimina
  3. "Mi viene da pensare che se il baule con le carte di Newton fosse trovato oggi, i fondamentalisti delll'ISIS del Dio Mercato probabilmente lo darebbero subito alle fiamme."
    Penso di sì, magari nelle versioni attuali del rogo: la gogna mediatica o la cancellazione della notizia. Strumenti attualmente usati a piene mani.
    Lo farebbero per l'identica ragione per cui l'ISIS distrugge i monumenti: una religione diversa dalla loro, o anche una concezione laica, non sono ammissibili e non devono neppure essere PENSATI. E per questo fine è lecito ogni mezzo.
    In quest'ottica è esemplare il Giavazzi citato, che tiene una feroce predica morale vestendo i panni dello scienziato dell'economia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me finirebbe all'asta da Sothebys, causando un bel po' di trasferimenti di denaro ...

      Roberto Seven

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    2. Anche la trasformazione in feticcio per collezionisti può essere un efficace metodo di sterilizzazione... quelli dell'ISIS sono dei trucidi, i nostri sono Persone Molto Serie.

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    3. @ Roberto Seven
      Nel 1936 finì appunto da Sotheby's.

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  4. Se riusciremo a sopravvivere e a riconquistare la democrazia, questo testo dovrà essere letto nelle scuole.
    Grazie Barbara!

    RispondiElimina
  5. Andrea16:18

    Probabilmente mi sfugge il senso generale, o quantomeno il senso dell'affermazione: "la convinzione che le risorse mondiali siano limitate" Le risorse naturali SONO limitate. Il fatto che questa constatazione tutto sommato banale venga usata per far ingoiare le peggiori schifezze è certamente vero, ma proprio per questo mi sembra un punto su cui bisogna essere molto precisi. No?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le risorse sono limitate? Così ci viene detto quando paghiamo la bolletta, assieme al certificato di senso di colpa che ci viene rilasciato per il fatto di sfruttare quelle che spetterebbero al "terzo mondo". E poi via con le menate della "decrescita felice".

      Il petrolio stava per finire agli inizi degli anni settanta. A quanto pare, se l'impero si muove per conquistare Iraq, Iran e tutta quella parte di mondo, è segno che ce n'è ancora. Però, da che mondo è mondo, se una merce è in scarsa quantità e molto richiesta il suo prezzo aumenta. Così può avvenire per qualunque "risorsa", compresa l'acqua. Addirittura si creano i future sulle materie prime.
      L'energia è potenzialmente "tutta intorno a noi" e sfruttabile in modo gratuito, come aveva intuito Nikola Tesla, ma non a caso fu Edison, il capitalista, ad imporsi tra i due.
      E' lecito sospettare che, se una risorsa può creare profitto infinito, si possa anche essere tentati di far credere che ve ne sia scarsità per farla pagare di più? Giusto un sospettuccio.

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    2. Anonimo12:41

      Sostiene Von Mises

      Eh già. Maledetti capitalisti edisoniani. Urge una rivoluzione tesliana d'ottobre, ah oggi no, domani forse ma dopodomani sicuramente!

      Ma il socialismo è giusto o no? Perchè ancora non l'ho capito.

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    3. Temo non siano cosi' lungimiranti, o meglio non se lo possono permettere, altrimenti il petrolio (il qui ed ora) se lo arraffa qualcun altro. Riguardo alle risorse, esistono sterminate letterature che vorrebbero dimostrare sia la possibilita' di estrarre energia infinita dall'ambiente, sia la sostanziale rarefazione di tale energia, che la rende non praticamente fruibile. Finche' dura e' verdura, poi scopriremo se le multinazionali del carbone&petrolio abbiano o meno le soluzioni future nel cassetto.

      Elimina
    4. Andrea09:58

      L'energia è tutta intorno a noi, epperò, purtroppo è quella sbagliata. Ci risentiamo quando riesce ad accendere un tostapane con l'energia intorno a lei gratuitamente.

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  6. Newton non fu il primo scienziato dell’età della ragione. Piuttosto fu l’ultimo dei maghi, l’ultimo dei babilonesi e dei sumeri, ...

    Ma che dice?
    Il Newton fu il primo dei 'soffiatori da carbone' prova ne sia che introdusse il concetto di Forza, una idiozia che solo un cadavere ambulante poteva concepire.
    Nei secoli successivi dopo inutile ricerca fu abbandonata per la semplice ragione che la Forza come la concepivano non esiste,
    Altro é ciò che genera il mutamento ma é totalmente al di fuori della portata di 'sti fessi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo12:10

      Chiedo lumi. Io sono fermo a F=ma o alla più generale F=dp/dt. Con che cosa li devo sostituire?

      Turi

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    2. @ luigiza
      Interessa anche me, coraggio. Ci illumini.

      Elimina
  7. Perché negli anni '30 c'erano gli imbecilli come gli amici del movimento di Facco che si opposero in tutto il mondo al New Deal: inizia a farti delle basi con le considerazioni di Kalecki.

    Grazie per gli 80 milioni di morti che ci avete regalato, e per quelli che ci state regalando.

    Sulle questioni che poni le indicazioni bibliografiche sono già state fornite.

    Il punto è che non siete in grado di fare i vostri interessi perché non studiate: altro che occhiolino! Solo un collaborazionista o un cretino può venire in piena deflazione a far proseliti sulla riduzione del perimetro dello Stato e il gold-standard! Cazzo, cosa vuoi di più dell 'euro? I bitcoin?

    Ma vai in mona se proprio studiare ti fa fatica.

    RispondiElimina
  8. Anonimo14:27

    Sostiene Von Mises

    Complimenti per l'aplombe.
    Io porto un documento che parla degli anni '20 e tu mi citi gli anni '30. Le basi me le sono fatte studiando Rothbard e i suoi saggi sulla Grande Depressione, in cui se li leggerai scoprirai che tra Hoover e Roosvelt non c'era poi così tanta differenza (sapevi ad esempio che nel '33 Roosevelt decretò che tutto l'oro posseduto dai cittadini americani doveva essere dato allo Stato? Facesse una cosa del genere Renzi scoppierebbe la rivoluzione domattina, o sbaglio?).
    Gli ottanta milioni di morti colpa nostra? Non sapevo che il nazional-socialismo fosse una teoria libertaria. Vabbè che Hitler nacque in Austria, ma non ce lo vedo proprio come seguace di quell'ebreo di Menger. D'altro canto ci sarà stato un motivo perchè chiamò la sua ideologia nazional-socialista e no nazional-capitalista.

    Io non faccio proseliti, mi baso sui fatti. Non si vuole il gold standard? benissimo, tanto sarebbe comunque oggetto di taroccaggi da parte di Banchieri e Governi, ma non venitemi a dire che c'è poco stato in giro, a meno che l'80% di pressione fiscale sia un miraggio causato dalla calura estiva, che poi questi soldi vadano alle banche fallite piuttosto che ai forestali calabresi poco mi cambia.

    Studiare non mi fa fatica e la mona la ricambio.

    RispondiElimina
  9. Scusa Von Mises ma che ragionamento fai? "Che i soldi vadano alle banche fallite piuttosto che ai forestali poco mi cambia". Ah si? Per te è la stessa identica cosa? Io sono talmente libberista che le banche fallite non solo le farei fallire no matter how big they are, ma impiccherei anche i banchieri ai lampioni, lasciandoli alle mosche per giorni.
    Ma siccome non governano i keynesiani ma i libberisti, l'esproprio proletario guarda caso lo stanno facendo le banche private ai danni della collettività. Complimenti per averci salvati dal comunismo.

    RispondiElimina
  10. Comunque siete delle sagome. Vi parlo di alchimia e voi vi dannate sulle miserie dello sterco del demonio. Materialisti fino al midollo....

    RispondiElimina
  11. Carissimo, che Roosevelt fosse un personaggio controverso lo so da me. Era un fottuto massone mondialista come da brava tradizione neoliberal.

    Il punto non sono lui e la sua cazzo di cagnetta, il punto sono le semplici verità epistemiche di Keynes e della moltitudine di "sconosciuti" che cominciarono a dire le cose come stanno.

    Già che citi Rothbard, già ti qualifichi come il nulla intellettuale.

    Non ho mai conosciuto una persona minimamente colta tra i libertari: o caproni Tea Party stile Facco, o figli di una buona donna che *sanno* di mentire perché dotati di etica razzista e nietzscheana.

    La scuola austriaca non ha mai produtto nulla che abbia avuto valore scientifico, è risaputo: promuove solo le teorie economiche che meglio si confanno alla medievizzazione e alla deindustrializzazione. Questo è il core: tutte le depandance sono solo strumenti per lo spin mediatico ed accademico tipo Bruno Leoni.

    Menger coma Hayek erano dei geni. Del male. Ma dei geni.

    Sicuramente non geni del "bene" per uno che linka boiate in giro su internet.

    Parli pure di tasse, razza di provocatore da strapazzo: quelle imposte dalle PRIVATISSIME banche del Nord al governo italiano.

    Poi, solo la profonda ignoranza (cit. kalecki) ti può far paragonare il nazionalsocialismo al socialismo: dietro a Hitler c'era tutto il capitalismo tedesco. Chi cazzo c'era a far saponette ad Auschwitz?

    C'erano gli "anticapitalisti" nel partito nazista: erano le SA. Sterminate dopo notti di lunghissimi coltelli....

    Ma d'altronde il bimbo legge la parola "socialismo" e vuol dire che dietro a Hitler c'era Marx... QUINDI i libertari promuovono la Libertà.

    Per te è proprio inutile studiare, W la mona siempre.

    RispondiElimina
  12. Bazaar, fottuto massone anche Allende ?

    (così ti arrabbi ancora di più).

    RispondiElimina
  13. « Dal punto di vista squisitamente teorico, la massoneria è una istituzione perfetta. Ma questo mondo ideale puo’ aiutare l’uomo reale, l’uomo comune che affronta gli imperativi della vita quotidiana? I massoni proclamano uguaglianza, libertà e fraternitàcome somma sintesi della convinzione collettiva. Possiamo, con onestà tellettuale, immaginare che la composizione delle nostre logge rifletta la società cilena dei nostri giorni? La mia risposta è negativa. Nella massoneria si combinano solo elementi della borghesia o di chi aspira ad essere borghese. E’ una constatazione »

    Traspare tutto il disagio di un grande nel conciliare la forma: "libertà, fratellanza e uguaglianza" con la sostanza: la distribuzione del potere (leggi: socialismo e democrazia).

    Grazie per il link.

    RispondiElimina
  14. Ma io avevo citato alcuni passi che Zolla, in forma simile aveva riportato in "Le meraviglie della natura. Introduzione all'alchimia. Semplicemente avevo Archetipi più a portata di mano. Adesso convoco Martinet, così partiamo con una supercazzola metafisica come si deve

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    Risposte
    1. Non era per te ma per i materialisti. ;-)

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