venerdì 29 maggio 2015

Votare Under-Underwood



Ricordo quando vedevo Berlinguer in televisione che, nell'ultimo appello agli elettori, diceva, tutto curvo e con quel tono da nobile ed apparentemente innocuo gatto morto: "Votate e fate votare Partito Comunista". Con modestia, austerità e preclara moralità, s'intende. 
Dalla pianura padana alle piramidi il popolo di sinistra rispondeva compatto. L'astensione, almeno nelle regioni rosse, era fenomeno sconosciuto. Foss'anche piovuto sangue, incluso il proprio, si sarebbe andati a votare per il partito. Percentuali da 80% come minimo. Questa fedeltà di appartenenza, agita attraverso la croce sulla scheda, bisogna ammetterlo, non è mai più stata eguagliata da alcun partito di successo. Non certo dal Fascismo perché allora non usava votare, non dalla Democrazia Cristiana, che ha sempre avuto pur bisogno dei preti che minacciassero i fedeli tentati dall'adulterio elettorale con l'anatema e l'immagine di Malebolge, e nemmeno dai seguaci del pur amatissimo Berlusconi proconsole d'Italia. Colui che - è l'ultima in ordine di tempo - disse a Gheddafi "che era una bestia e che l'avrebbe addomesticato". Non è sempre adorabile? Ammettiamolo.

Oggi che viviamo in una "democrazia illusionistica sempre più inadeguata all'integrazione internazionale" e quindi il nostro contributo al prestigio da realizzare può essere solo quello del "c'è qualche gentile signore del pubblico?" fino a quando ci diranno "grazie, non abbiamo più bisogno di voi, facciamo da soli", l'appello agli elettori  sta diventando superabile.
Rimangono gli eredi del PCI, appunto, che ti scrivono a casa perché frequenti da paziente lo stesso poliambulatorio del medico candidato, ti blandiscono con sfalci di prati e spuntature di siepi incolti da anni, riverniciature di strisce pedonali e asfaltature last minute ad una settimana dal voto. Lo fanno perché coloro che dopotutto li amano ancora si accontentano di queste sveltine ma è pur vero che questi  neisecolifedeli cominciano a vedere una flebile luce nell'oscurità. Quelli fra loro che, colti dal dubbio, dopo una tirata al cilicio dell'appartenenza, ritornano ciechi e devoti seguaci dovrebbero diventare sempre più rari. I più scelgono la protesta dell'astensione che, al prestidigitatore che domani trarrà il suo consenso dal cilindro e non più dall'urna, non può fregare di meno.

Si, va bene ma, che c'entra Frank Underwood in questo discorso e con le elezioni amministrative italiane?
C'entra perché sbagliamo a pensare che la televisione non sia istruttiva. Per quanto possa valere la mia opinione, "House of Cards" in questo senso è meglio del Maestro Manzi.
No, aspettate, non è perché Renzi pare ispirarvisi, come ha ironicamente notato in un tweet l'autore del soggetto.

In fondo se questa serie ha tanto successo è perché lo schema è Macbeth e gentile signora. Niente di nuovo ma un archetipo in piena regola trattato con il piglio shakespeariano che ben si adatta a qualunque tragedia storica, come quella in corso. Una ricetta infallibile come le lasagne - o la torta di mele, quando devi mettere a tavola tante persone.
C'è però da ricordare una cosa importante, e cioè che i personaggi del cinema non sono come quelli reali. Nel senso che quelli reali sono assai peggio, fanno cose peggiori e possono essere decisamente meno affascinanti. Non solo perché affamano popoli e organizzano guerre. Pensate a questo:

La Cancelliera in versione V-Visitors
 o quest'altro.


Nel mondo reale, più che del pericolo degli Underwood, ovvero dei singoli Macbeth guidati appunto dalla pura ambizione come il personaggio interpretato da Kevin Spacey (che in realtà è tutt'altra cosa), dobbiamo temere gli Under-Underwood, i sotto-Underwood. Quelli cioè che, ieri come oggi, eseguono gli ordini impartiti dai superiori e non sono necessariamente né intelligenti né affascinanti e che oggi sono sempre più numerosi.
Pensiamo a George W. Bush, ad esempio, il prescelto proprio per le sue scarse qualità, messo sul trono della Casa Bianca grazie alle discusse elezioni del 2000 e docile esecutore dell'agenda del PNAC dopo il colpo di stato dell'11 settembre per conto di un consorzio al confronto del quale Underwood con i suoi omicidi da provinciale pare solo un povero scemo.
Ecco, fate fatica a concepire qualcosa come un colpo di stato nel cuore della più grande democrazia occidentale, vero? Capisco. Infatti anche in questo articolo si legge che "House of Cards" sarebbe implausibile perché "negli Stati Uniti, mai un presidente ha occupato la Casa Bianca senza vincere regolari elezioni."
Già, e difatti oggi si parla di suo fratello Jeb Bush, l'ex governatore della Florida, di quella Florida, come candidato alla presidenza mentre l'agenda di cui sopra si arricchisce di nuovi stati canaglia e nuovi spauracchi.

Per la legge del racconto cinematografico si capisce benissimo che alla fine Macbeth-Underwood e la sua Lady finiranno male, ma state tranquilli che gli Under-Underwood - come Renzi - non finiranno mai, perché vi saranno sempre giovanotti e giovanotte  (o canuti professori all'occorrenza) pronti a sostituire il birillo precedente appena caduto. Al giorno d'oggi chi è colui al quale, se possiede come semplice requisito la capacità del "fuck thy neighbour", viene negato il quarto d'ora di nefandezza in politica? Quanti ne abbiamo collezionati noi italiani in soli quattro anni, tre?
E' proprio questo il simbolismo più potente, il senso più profondo di Frank Underwood che ci viene svelato dalla sua raffigurazione: vestito come l'agente Smith di Matrix, seduto con le mani insanguinate sul trono "littorio" di Abramo Lincoln. Il piccolo che simboleggia qualcosa di più grande.
Guardandolo bene, superandone  la fascinazione, ci accorgiamo che non è affatto un politico, non è un singolo individuo ambizioso che fa suonare  il sogno americano a rovescio sotto quella bandiera satanicamente rovesciata, riuscendo a piegare magicamente e praticamente indisturbato il potere imperiale ai suoi voleri (ecco la sublime irrealtà della finzione) - ma è un sicario del potere, di cui è ineffabile emblema.
I sicari come lui vengono inviati ad governare i sudditi o le lontane colonie e protettorati e non sono politici, ma figure create per sostituirsi progressivamente ad essi. Sono perfettamente intercambiabili, per tutte le stagioni e il potere ne ha armadi pieni. Qualcuno di loro può essere abile come l'archetipo cinematografico e correte quindi il rischio di votarlo. Se non sarà facile evitarli in futuro, finché sarà possibile è necessario evitare come la peste di votarli.


P.S.
Ricordate che l'astensione è solo un'estensione del premio di maggioranza.
Praticate il voto di protesta, il voto contro. Gettate nel cesso la fottuta appartenenza.Osate qualcosa di diverso, di nuovo.
Come per tutte le elezioni è vivamente sconsigliata la scheda bianca, strumento di tentazione di addomesticatori di risultati. Piuttosto annullatela con qualche frase creativa e pensiero ibrido.
E se ancora non vi basta, c'è quest'altra ultima chiamata  per l'imbarco.

Good night and good luck.



giovedì 28 maggio 2015

Giannuli: votate chiunque tranne il Pd, vero nemico storico dell’Italia


Raccolgo l'appello di Aldo Giannuli e rilancio questo suo articolo, apparso sul suo blog.

Perché il nemico da battere è il PD 
di Aldo Giannuli

Probabilmente chi simpatizza per il PD, una volta letto il titolo, non leggerà il pezzo, indignato. Ma farebbe molto male, perché la lettura potrebbe risultargli utile per capire il clima con il quale il Pd (ma forse il “Partito della Nazione”) dovrà misurarsi sempre più nei prossimi anni e perché. Comunque, fate pure come vi pare, sono abituato a dire quello che penso senza giri di parole. Ed allora, perché sostengo che il PD sia il nemico peggiore?

Per tre ragioni fondamentali: la politica economica, la politica sociale, la democrazia e la corruzione.

Politica economica: il PD, sin dal suo appoggio al governo Monti di infelice memoria, poi con il governo Letta ed ora con il governo Renzi, sta perseguendo una politica fiscale che sarebbe demenziale, se non fosse deliberatamente finalizzata alla svendita del paese. Le aziende grandi e piccole soffocano e muoiono sotto il peso del prelievo fiscale e dei tassi giugulatori delle banche, l’occupazione si assesta a livello drammatici e, pur se di poco, peggiora costantemente, incurante della cosmesi dei conti fatta dal governo.

Il PD è il partito del capitale finanziario straniero che deve liquidare il patrimonio immobiliare degli italiani, per poi fare ugualmente fallimento. E’ il partito che ha svenduto Bankitalia e si appresta a svendere i pezzi nobili di Eni e Finmeccanica. L’Italia è, per colpa del PD, terreno di caccia dei capitali francesi, americani, cinesi, quatarioti ecc. Peggio non potrebbe fare.

La politica sociale non ha bisogno di commenti: il Jobs act e la recente riforma della scuola fanno quello che la destra berlusconiana non osava neppure immaginare.

La democrazia: il PD –e prima di lui il PDS ed i DS - da venti anni guida l’attacco alla Costituzione, liquidando prima di tutto la legge elettorale proporzionale, che ne era l’architrave, poi intaccandone più pezzi, ora con un disegno organico di sistema costituzionale da repubblica del centro America. Il Partito si è conseguentemente evoluto in “partito del Leader”, avendo trovato in Renzi il volenteroso Caudillo.

Nel campo della giustizia ha osato anche più di Berlusconi, con una politica punitiva dei magistrati, finalizzata non ad un miglioramento della macchina giudiziaria del nostro paese ma, al contrario ad un suo peggioramento e alla subordinazione del potere giudiziario all’esecutivo.

La corruzione: per anni il PCI-PDS-DS-PD ha goduto di una sorta di rendita di posizione di “partito della questione morale” che lo ha messo al riparo dalle ondate di protesta e dalle inchieste di una magistratura amica, troppo amica. Il risultato è stato che, al confortevole riparo di questo scudo è crescita una classe politica di lestofanti peggiore di quella del PDL di triste memoria. Mose, Expo, Mafia Capitale, Cooperative: tutti i maggiori casi più recenti di corruzione hanno visto gli uomini del PD in prima fila e talvolta esclusivi attori. Ora piovono avvisi di garanzia, ma in troppi fanno ancora finta di niente. Possiamo continuare così?

C’è poi un motivo in più, di ordine per così dire “estetico” che mi induce a guardate la PD come al peggiore di tutti i mali: il PD è peggiore perché non è meno di destra degli altri, anzi lo è di più, ma si ammanta di un falso sembiante di sinistra per abbindolare quei babbei che ancora ci credono e lo votano, pensando di sostenere la reliquia del PCI. Svelare il trucco e spezzare l’imbroglio diventa una operazione di pulizia morale, prima ancora che politica.

Tutto ciò premesso - e aspettando di essere contestato nel merito delle accuse che muovo al partito di Renzi - non vi sembra che sarebbe molto salutare per il paese un voto che segni una inversione di tendenza, con un iniziale calo elettorale del PD? Qualcosa che lo avvii alla sconfitta nelle prossime politiche?

Se proprio non sapete chi possa essere il “meno peggio”, disperdete il voto scegliendo la classica lista del fiasco.
Tutto, ma puniamo il PD.

E’ probabile che il lettore del PD non sia arrivato sino a questo punto dell’articolo, vinto dal mal di stomaco: pazienza, come dire: “ce ne faremo una ragione”. Ma agli altri, a chi sente di poter condividere questo punto di vista, chiedo una cosa: segnalate il pezzo agli amici per mail o nei social, fatelo vostro e riprendetene le argomentazioni, non mi interessa neppure essere citato, ma iniziamo insieme una campagna virale contro il PD.

Aldo Giannuli

Sottoscrivo ed appongo il mio sigillo, aggiungendo solo che, per comprendere bene con chi abbiamo a che fare, completare l'opera di autopurificazione ed avviarci ad una nuova consapevolezza, occorre mettersi in testa che - come giustamente ricorda Giannuli - quest'opera di devastazione su commissione dell'Italia, del mio e del vostro paese, non inizia con il PD ma molto prima. Precisamente ai tempi del PCI del "santo" Berlinguer, vero precursore dei propugnatori della durezza del vivere. 
La chiave di volta della tragedia italiana è questo patto con il diavolo, la vendita dell'anima, il tradimento di classe e di popolo in cambio del condono tombale sul passato e dell'impunità per gli anni a venire, ovvero quel particolare trattamento di favore che ottengono coloro che accettano di fare il lavoro sporco per conto di altri.
Un patto siglato sul cadavere sacrificale di Moro e consolidatosi con il cambio di gestione della provincia imperiale a seguito della stagione di epurazione denominata Mani Pulite (antico motto, questo, della CEKA, la polizia sovietica) che ora pare giungere al suo naturale compimento della consegna ai committenti dell'ultimo brandello di sovranità nazionale.
Capire che ci stanno fottendo dai tempi del PCI. E' un percorso duro, lo so, di una fatica che stronca le gambe e toglie il respiro. E' il nostro personale Mortirolo ma, una volta giunti in cima e compiuto l'ultimo strappo, ve lo assicuro, tutto diventa discesa e tutto ciò che è accaduto in questi ultimi anni diventa straordinariamente chiaro e comprensibile.






mercoledì 27 maggio 2015

Il Commendatore e le democrazie illusionistiche



Il Commendatore è apparso sullo sfondo di Brandeburgo e, ammonendo i Don Giovanni populisti, ha detto (dal minuto 5:17):


Ripeto:

"Non è che forse, per caso, le nostre democrazie europee e non europee, le nostre democrazie occidentali di tipo sempre più illusionistico, basato sulle promesse e basato sull'orizzonte breve, diventano di fatto incompatibili con l'integrazione internazionale e con l'integrazione europea?"



Così, percossi e attoniti, i Leporelli al nunzio stanno. Solo Scanzi ha accennato una reazione ma nessuno che abbia avuto il coraggio di rispondere allo spettro con un bel: "MA CHE STRACAZZO STA DICENDO?"

P.S:. Vi partisse un embolo ogni volta che pronunciate la parola populisti. 



martedì 26 maggio 2015

Mengeloids



Ricordate per favore il primo principio di Goebbels, il principio della Semplificazione e del Nemico Unico, che recita:
"E’ necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali."
Ed anche il terzo principio, quello della Trasposizione: 
"Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre."
Immaginate ora la situazione greca: 

"Basta, ora dovete uscire".
"Stai scherzando, siete voi che dovete cacciarci".
"Niente affatto, dovete andarvene voi."
"Ma nemmeno per sogno. Cacciateci, se ne avete il coraggio".

Più che raffinata teoria dei giochi (povero Nash) mi sembra un classico mexican standoff da videogioco.




Come si è giunti a questa situazione? Occorre ripeterlo per la milionesima volta.
La Grecia è finita nei guai per colpa degli investitori del nord Europa che non hanno (volutamente) calcolato il rischio paese, confidando nel vantaggio dell'assenza del rischio di cambio dato dalla moneta unica e nella regola aurea del "too big to fail". Come il metodo subprime dei gangsta investors insegna, tu crei il debito con chi non potrà mai ripagarti attraverso la speculazione tanto poi lo scaricherai su quell'utile settore "pubblico" idiota che invece la grande dottrina economica dietro la quale ti nascondi fa credere dovrebbe sparire. E perché, poverino, visto che è perfettamente funzionale al tuo gioco? Il pubblico è come la serva di Totò, serve.
Il pubblico, in questo caso, sono gli altri paesi del sud Europa, gli utili fannulloni ai quali bisogna far aprire la scarsella.


Che era stato preceduto da questo:
Gli hanno già risposto con l'"abbiamo già dato" e con il "stavolta facciamo pagare solo i piddini", non vale la pena di infierire. Ciò che è interessante è l'idea sottostante, ripetuta continuamente dai megafoni del GF, e cioè che il casino siano stati i greci a combinarlo per loro malvagità intrinseca (il nemico sul quale scaricare i propri difetti). E, naturalmente, se i greci obiettivamente fanno fatica a passare per i cattivi, c'è sempre il cattivo in seconda Schäuble sul quale concentrare il risentimento dei futuri pagatori della "tassa per la Grecia".

Nel Coro stonato che commenta la tragedia greca, a volte si aprono veri e propri abissi





che, non so perché, mi fanno pensare all'effetto Droste.



Succede forse perché quando si guarda troppo dentro l'export, alla fine l'export comincia a guardare te e ti imprigiona in eterno.

Sto divagando. Torniamo a Goebbels. Poteva mancare, nell'affabulazione maramaldeggiante del caso greco, l'aspetto purificatorio, per non dire eliminazionista? 

Vi dirò, almeno, a differenza di chi pensa la stessa cosa ma finge di volerne "discutere in Parlamento", qui si parla chiaro. La sincerità è sempre da apprezzare. Chissà i Wutwittà cosa ne pensano di questo inno all'eutanasia insito nel cuore del sogno europeo. Ma già, loro sono impegnati a sabotare il capitalismo dall'interno.


Come dice Claudia Schiffer: "Oh yeah!"


domenica 24 maggio 2015

Pavlov è vivo e lotta assieme a noi

immagine di @brancaleone72

Cosa angoscia oggi il piddino? La scoperta sensazionale (fatta dal Fatto) che c'è uno spin doctor che detta la linea da seguire ai media che devono occuparsi di Matteo Renzi premier. Macheddavero? E noi che credevamo che quella dei giornalisti televisivi e di quelli dei giornali fosse tutta lingua del loro sacco. Che le sbrodolate sul bavaglino fossero autentiche e sincere manifestazioni di servilismo spontaneo. Certo, ci mettono del loro nel commento e nell'interpretazione della non-notizia, nella postura e nel gesto, ma gli argomenti da trattare pare proprio che glieli suggerisca bell'e pronti e solo da riscaldare al microonde all'ultimo minuto Filippuccio bello.

Ragazzi, vorrei che, oltre alla meraviglia, vi svegliaste. Gli spin doctors decidono i candidati, le campagne, le leggi da approvare e quelle da respingere, forse perfino le guerre da combattere, da più di un secolo. I presidenti americani, oops!, gli imperatori, compreso il vostro adorato Obama, sono prodotti nei laboratori degli spin doctors e a volte, come nel caso di Bush figlio, è proprio il caso di dire che c'è voluto proprio un bel "si - può - fare!!"
A volte questi doktor Frankenstin possono sembrare mancanti di originalità perché, ad esempio, il modello Blair descamisado è già stato riciclato su Obama, su Renzi e perfino sugli pseudorivoluzionari alla Tsipras. Ma se un certo simbolo si ripete state certi che ciò è voluto e costituisce messaggio di continuità a chi deve intendere, da entrambi i lati della barricata.
Quindi, di che stiamo parlando? Oh vi prego, non penserete davvero che "quella è l'America" e noi siamo l'Europa, che certe cose noi non le facciamo?
Vi dirò di più. In questi quasi dieci anni di blog mi sono resa conto che anche la Rete che si crede libera e indipendente è pesantemente manipolata dalla propaganda e dai suoi esperti. Di personaggi che si presentavano come innocui utenti e poi tradirono il loro carattere di manipolatori di opinioni ne ho conosciuti parecchi in passato e non mi riferisco a semplici troll ma a veri professionisti, spesso riconducibili ad un'unica matrice. Per non parlare ultimamente dei noti Gatto e Volpe che hanno fatto il salto dalla rete alla politica. Il comico e il suo spin. Il partito artificiale con la base autenticamente in buona fede.

Tornando a noi. La propaganda la si può riconoscere. Occorre farsene una certa esperienza ma avendone studiato i sintomi e le manifestazioni nel suo manuale di semeiotica si può diventare dei Doctor House della situazione. Ad esempio si può incominciare a riconoscere la propaganda dalla presenza in un messaggio dell'applicazione di pochi e semplici principi, sempre validi fin dai tempi di Joseph Goebbels, che li redasse:


Volete fare un esercizio con un esempio recente? State bene attenti.
Nei giorni scorsi i media riportano che le autorità libiche lanciano un allarme: "I terroristi dell'Isis potrebbero arrivare in Italia assieme ai migranti sui barconi". La notizia si imprime bene nella mente di chi l'ascolta.
Poi altra notizia: uno dei terroristi dell'attacco al museo del Bardo, un marocchino, è stato arrestato in Italia su richiesta delle autorità tunisine. No, quel giorno dell'attentato era a scuola in Italia (a scuola de che non si capisce bene, si presume di italiano). Lo dicono tutti, anche le autorità cittadine, perfino le insegnanti e la mamma. In rete scatta la solidarietà di tutti i canidi pavloviani contro le ingiuste accuse al marocchino che, in realtà, è indagato non come esecutore dell'attentato ma per fiancheggiamento agli autori dello stesso. Angelino si becca la solita bordata di fischi.
Il marocchino è colpevole o innocente? La cosa è irrilevante. La cosa importante è che, siccome quello straniero specifico quel giorno non era sul luogo dell'attentato terroristico, allora i terroristi non arrivano con i barconi. E' chiara la fallacia?

Vi lascio con una citazione di Renè Guènon che mi pare perfetta per l'occasione: 
"Spesso in una propaganda del genere gli ingenui sono anzi gli strumenti migliori, perché vi portano una convinzione che agli altri sarebbe alquanto difficile fingere, e che è facilmente contagiosa. Ma dietro a tutto questo, almeno inizialmente, occorre che vi sia stata una azione assai più cosciente, una direzione che può venir soltanto da uomini sapienti perfettamente il fatto loro in ordine alle idee fatte circolare in tal guisa.
Noi abbiamo parlato di «idee», ma una tale parola qui calza assai poco, essendo evidente che nella fattispecie non si tratta per nulla di idee pure e nemmeno di alcunché che appartenga come che sia all’origine intellettuale. Si tratta, se si vuole, di idee false, ma sarebbe ancor meglio chiamarle «pseudoidee» destinate soprattutto a provocare reazioni sentimentali, questo essendo il mezzo più efficace e più facile per agire sulle masse.
Del resto, in questo ambito, le parole hanno una importanza maggiore dei concetti che esse dovrebbero esprimere e la gran parte degli «idoli» moderni non sono, invero, che parole, e noi ci troviamo dinanzi al curioso fenomeno noto sotto il nome di «verbalismo»: la sonorità delle parole basta a dare una illusione di pensiero." (Renè Guènon - La crisi del mondo moderno)

Come compito a casa mi potete fare una lista delle parole-idolo che conoscete.

giovedì 21 maggio 2015

C'era un greco-europeo in coma. Der Ewige Euro


Ecco, per colpa vostra ho appena perso un'ora e mezza di vita a guardare questo filmaccio di propaganda. Poi dite che non vi voglio un mondo di bene. 
Se avete visto il trailer passato su SkyTG24 e avete vomitato, non avete ancora visto niente. Il film intero è molto peggio. Del resto però, lo dico sempre, se volete sapere cosa vi/ci aspetta, e capire perché ci stanno assillando con determinati argomenti ogni benedetto giorno da tutti i media, questo film può essere una chiave per comprendere il codice e craccarlo. Sempre che lo stomaco vi regga. Se siete quindi debolucci ma vi fidate di me, eccovi la recensione. Se siete invece curiosi o devoti a San Tommaso, vi basterà googlare "The Great European Disaster movie streaming" e magari trovarvi il film intero da guardare.

Il genere è il documentario ma con una parte di fiction ambientata su un aereo, credo guidato da Gabriel Pasternak, visto l'esito. Lo so, ho spoilerato il finale ma pazienza, non è mica Kubrick.
A bordo dell'aereo (da sacrificare agli dei in stile 911, ovviamente) ci sono, tra i passeggeri, un vecchio e una bambina. L'azione si svolge in un prossimo futuro quando l'euro e l'Europa sono andati a puttane e, a causa di ciò (ecco il disastro del titolo che richiama il disastro aereo, insomma il disaster movie, estigrandissimicazzi), sono tornate la guerra delle Due Rose e la peste del Boccaccio e i poveri vengono espulsi dall'Inghilterra dove governa Farage. C'è un primo grandissimo momento topico quando qualcuno nomina le nuove pesetas e le nuove dracme e l'aereo viene scosso da una violenta turbolenza. Vedete che tornare alle varie lirette ed abbandonare l'unico euro porta sfiga? Ripeto, il livello esoterico è veramente basso, simbolismo for dummies. E' propaganda per il popolino, quindi di facile masticamento. 

Già dal trailer il taglio narrativo, la scelta del montaggio, alcuni accostamenti, l'uso delle cartine mi ha ricordato qualcosa di ben noto a chi ha studiato la filmografia di propaganda degli anni trenta, soprattutto quella nazista. E mi dispiace per la signora Piras ma il suo film, più che ricordare le vette stilistiche di Frau Riefenstahl, ricorda piuttosto l'infamissimo "Der Ewige Jude", con la sua violenza nel colpire la pancia dopo aver stordito la coscienza e la memoria con un bel cazzotto in testa. Non ci sono le orde di topi che minacciano l'Europa perché l'Europa questa volta sta morendo per altro motivo. Vediamo scene apocalittiche. "L'euro è stato abolito!" Qualcuno racconta fuori campo che si spara sui manifestanti. Assistiamo all'avanzata dello stato islamico che ormai è alle porte di Vienna!!! Non facciamoci mancare nulla.

Ecco come si è giunti alla tragedia della bambina a bordo dell'aereo "espulsa dall'Inghilterra" perché sua madre ha un reddito troppo basso. Ce lo spiega il vecchio compagno di viaggio, che da quel momento inanellerà una serie di falsità propagandistiche, una più strumentale dell'altra a convincerci che, come dice S.E. Draghi, l'euro va salvato whatever it takes. Coadiuvato nel compito da un altro compagno di merende nella fila accanto.

Scopriamo presto che il filmaccio ha lo scopo di condannare l'ipotesi di referendum britannico di uscita dall'Unione Europea, più pericoloso del Grexit, a quanto pare. Ma per farlo si parte dalla Germania, dal businessman tedesco che ci offre la solita spalmata in faccia di calvinismo in pura materia organica anfibia: " Sa, i tedeschi tendono a spendere solo quello che hanno guadagnato. I greci no, eh!!" 
E prosegue, il crucco-europeo (ogni intervistato viene sottotitolato con la doppia aggettivazione di polacco europeo-, svedese-europeo, tedesco-europeo, ecc) : "Per la Germania l'Europa è importante" (vuol dire nel senso di mercato di sbocco). Sta parlando da esportatore netto, s'intende. "Però i tedeschi sono pronti a dividere il loro benessere con gli altri". Quindi ad esportare più BMW.
Una vecchiaccia ingioiellata (la Zia Ricca in persona?) dice che la Germania dovrebbe farsi leader di quest'Europa, che dovrebbe portare questa croce.
Germania, Germania... Piano Marshall. Immagini della fine della guerra, Berlino dopo la caduta. Voce roboante: "Abbiamo dimenticato la storia. Gli Stati Uniti hanno salvato la Germania e l'Europa".
Si, sulle prime volevano morgenthaurizzarli ma poi, in fondo so' bravi ragazzi. Ecco chi c'è dietro.
Ecco l'attualizzazione del Piano Marshall: "Ci vorrebbe un Piano Merkel con gli eurobond". Ma attenzione alla Grecia perché ha già mentito una volta sui conti. Aridaje.
Piccola parentesi. Nel corso di un'ora e mezza di film la signora Piras e il suo sodale Emmott si guardano bene dal citare anche solo di striscio le cause dell'attuale crisi europea. Si ragiona solo per stereotipi, per luoghi comuni, per fallacie a mazzi e per slogan. E per infamie, a tonnellate. 

A questo punto della storia c'è un'immagine forte, quasi intollerabile, di una durezza assoluta. Renzi con il gelato. E, non bastasse, l'annuncio che l'uscita dalla crisi dell'Italia non avverrà prima del 2020. Chissà dentro quale Palantir hanno visto questa cosa orrenda.
Renzi serve ad agganciarsi al grande argomento principale del film, il dove volevano andare a parare. La crisi? Il vincolo esterno? Gli errori commessi volutamente in passato, le scellerataggini dei padri affondatori dell'Europa?
Quisquilie, pinzillacchere.
Ora parte il grande mantra ohm dell'IMMIGRAZIONE: L'omaggio al conte Von Coudenhove-Kalergi, il gran bastardo protettore di questa Paneuropa.

Come esempio di paese modello per l'integrazione cosa ti vanno a prendere? La SVEZIA, della quale ci parlano una svedese-iraniana e uno svedese-curdo. Questo mentre il vecchio pedofilo sull'aereo ordina un whisky cinese e, dopo esserselo scolato, racconta la sua parabola alla bambina che sta bevendo del latte e si meraviglia sia latte svedese.
"Si, vedi carina, è come il latte che davano ai rifugiati. Capivano che gli immigrati erano una risorsa e che avrebbero abbassato il costo del welfare nel lungo termine. Ma gli uomini (cattivi) ragionavano solo sul breve termine e così il welfare è fallito perché non c'erano abbastanza lavoratori per sostenerlo. Furbi eh?"
In Svezia intervistano una ragazza nera: "Io mi sento svedese. L'Europa era razzista ma ora le cose stanno cambiando".
Capite il senso della scelta della Svezia. E' uno degli ultimi paesi nei quali resiste il welfare e in più NON HA L'EURO, quindi si può farlo passare per Europa che funziona.
Se interessa comunque è perché quel welfare è da smantellare, fidatevi. La Svezia la vogliono morta come gli altri paesi.
Perché ci tolgono il welfare, si chiede chi guarda il filmaccio. Tenetevi forte: perché lasciamo annegare i migranti nel Mediterraneo.
Immagini di barconi stracolmi, body bags per i morti. "L'europa sta morendo, sta uccidendo i propri valori".

Dicevo prima che l'obiettivo del filmaccio è attaccare propagandisticamente il referendum promesso da Cameron sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Unione. 
Vediamo un gruppo di inglesi da barzelletta, intenti a prendere il té. Vecchiacce inglesi (queste si vecchiacce, mica le vecchiacce illuminate tedesche). Pericolose nazionaliste che difendono, pensate, la loro pretesa di continuare a fare i riccioli di burro al di fuori delle direttive europee. 
Ai fratelli Goebbels pare strano ma l'Europa effettivamente si impiccia pure di come dovremmo cacare. Fa specie che non lo sappiano.

Le vecchiacce sono prigioniere del passato, ricordano perfino i bei tempi dei bagni di mare a Margate negli anni 60, e una di loro è militante dell'UKIP, quindi una strega.
Quel tempo non ritornerà più, ci ammonisce il filmaccio, la demografia è il nostro destino. La popolazione sempre più vecchia equivale al declino economico. E' il diktat dell'ONU che conosciamo bene, ed è sempre Paneuropa.
Se la Gran Bretagna uscisse dall'Europa perderebbe metà del commercio!

Ma non parliamo di cose tristi. Non esiste solo la battaglia razziale ma quella gender. Il pedofilo tira fuori una barba e la mostra alla bambina. "E' quella di Conchita Wurst, che nel 2014 è stata la mia eroina! Gruppi di omofobi in Russia l'avevano attaccata ma quando ha vinto (un insignificante Eurosanremo) milioni di europei l'hanno vista!" La bambina indossa la barba. Grande cinema.


Altro problema europeo: in attesa dei nuovi virgulti multicolore da importazione, i giovani nativi non votano. Così votano solo i vecchi, mantenendo il legame con il  fosco passato. Non solo ma emergono i terribili partiti populisti e anti-euro. Inoltre è una fatica andare a votare al seggio. 
Soluzione? Ci state arrivando anche voi, vero? 
IL VOTO ELETTRONICO da casa! Indovinate chi sono andati ad intervistare sull'argomento? Quelli della SCYTL, la company che si occupa delle elezioni in vari stati del mondo. Ho letto una malignità a proposito, e cioè che Obama avrebbe appaltato il voto americano a questa company spagnola in cambio di una sovvenzione alla sua campagna e che dietro questa company vi sarebbe Soros. Qui dicono che non è assolutamente vero.
Sarà, ma ricordate la Florida? E l'Ohio? Voglio sbilanciarmi. Se dovesse veramente prendere piede il voto elettronico anche in Italia possiamo già dire addio da adesso a ciò che resta della democrazia per sempre e chiedere scusa a quelli del calcioscommesse.

Finora i Goebbels bros. ci hanno delineato i pericoli che corre l'Europa: la denatalità (da risolvere con il meticciato diffuso), la vecchiaia della popolazione, l'indipendenza, il razzismo, l'omofobia. Ora si arriva al punto centrale. Il NAZIONALISMO.
Una tizia lo dice chiaramente. Bisogna dare voce ai rappresentanti dei parlamenti e del parlamento europeo, non dei governi nazionali. I governi nazionali devono quindi sparire? Pare proprio di si. E perché? Perché ci hanno dato 'A GUERA.

Ecco le immagini strazianti dei lager. Chi ha sconfitto il nazismo? Ma l'Unione Europea, che diamine! Mica l'Unione Sovietica con i suoi venti milioni di morti per 'sto cazzo. E indovinate chi minaccia la pace oggi?
La Russia. Non è abbastanza chiaro? Andiamo ad intervistare il croato-europeo che ci racconterà della guerra nell'ex-Jugoslavia, creata dal nazionalismo. Con il nazionalismo "la gente perde la ragione". Compris?

Un esempio di paese che lotta contro il nazionalismo? La valorosa Ucraina che vuole invece venire in Europa dopo aver cacciato un presidente corrotto.
L'italiano-europeo Paolo Rumiz ci racconta a questo proposito la parabola della vecchia ucraina che, con le lacrime agli occhi, un giorno gli disse, mostrandogli i campi di grano: "Vedi, potrebbero nutrire l'intera Europa". Certo, con sementi Monsanto.
"Ecco, vorrei che la parola Europa fosse pronunciata con la dolcezza di quella vecchia ucraina", chiosa Rumiz.

Qui ho vomitato. Poi l'aereo con la bambina e l'europedofilo è finalmente precipitato. 
Fine.

P.S. Ma non si vergognano?

martedì 19 maggio 2015

Parla Craxi


Quelle che seguono sono alcune citazioni che ho estratto dal volume "Io parlo e continuerò a parlare", una raccolta di note e appunti di Bettino Craxi dall'esilio, redatti negli anni novanta fino alla morte avvenuta nel 2000. Sono a metà della lettura del libro e questi sono i passaggi che ho trovato finora particolarmente significativi ed in alcuni casi sorprendenti, agghiaccianti, al limite della preveggenza. 
I  pericoli che Craxi vede, vent'anni fa,  per il futuro dell'Italia, sono ora qui davanti a noi in tutta la loro crudezza. Coloro che "si sono salvati" a differenza di chi, come lui,  è finito tra i sommersi, ora sono i protagonisti assoluti di quella che il leader socialista chiamò allora violenta normalizzazione
Craxi è uno sconfitto e ne ha per tutti: per Prodi, per D'Alema, per l'adesso doppiamente emerito Napolitano che, dice Craxi, essendo stato il responsabile delle relazioni internazionali del PCI, potrebbe finalmente raccontare come funzionava veramente il meccanismo - assolutamente bipartizan - di finanziamento occulto dei partiti.  Sembrano giudizi scaturiti dal mero rancore personale ma la Storia ormai sta dando ragione al leader socialista di tanta severità di giudizio.
Soprattutto, al di là della semplificazione comune che vorrebbe Craxi come corresponsabile dello sfacelo attuale e quindi indegno di parlare, questi appunti ci riconsegnano un uomo politico che, a confronto dei figuri attuali, dei monumenti all'incompetenza, delle azdore, degli antistatisti sociopatici fautori del patricidio, risulta un assoluto gigante della politica.

Vediamo assieme questi passaggi salienti di una testimonianza storica interessantissima e della quale consiglio vivamente la lettura.

Craxi si è fatto un'idea assai realistica dei veri scopi della globalizzazione, a differenza di certi progressisti in ecopellaccia che conosciamo.
"La pace [che] si organizza con la cooperazione, la collaborazione, il negoziato e non con la spericolata globalizzazione forzata. Ogni Nazione ha una sua identità, una sua storia, un ruolo geopolitico cui non può rinunciare. Più Nazioni possono associarsi, mediante trattati per perseguire fini comuni, economici, sociali, culturali, politici, ambientali.  Cancellare il ruolo delle Nazioni significa offendere un diritto dei popoli e creare le basi per lo svuotamento, la disintegrazione, secondo processi imprevedibili, delle più ampie unità che si vogliono costruire. Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente  finanziaria e militare." (pag. 6, "Incipit")
Identità nazionale? Nazione in maiuscolo? Ohibò! Nel nuovo secolo del "patriottismo sovranazionale" dei lottacontinuisti, del multisubculturalismo e del razzismo al contrario, ovvero di quello contro i propri simili, propugnati dalla vera sinistra (secondo la definizione data del PD dell'on. Serracchiani)  queste parole sembra impossibile provengano da un leader socialista.
Eppure Craxi intuisce che dietro all'attacco alla partitocrazia potrebbe celarsi un progetto di delegittimazione della politica intesa come strumento di democrazia, mirante a costruire un futuro di alzamanos senza alcun vero potere rappresentativo popolare ma solo la delega ad "eseguire gli ordini" delle élite secondo il classico schema della banalità del male.

"I partiti dipinti come congreghe parassitarie divoratrici del danaro pubblico, sono una caricatura falsa e spregevole di chi ha della democrazia un'idea tutta sua, fatta di sé, del suo clan, dei suoi interessi e della sua ideologia illiberale." (pag. 12, "Era un sistema")
"Fa meraviglia, invece, come negli anni più recenti ci siano state grandi ruberie sulle quali nessuno ha indagato. Basti pensare che solo in occasione di una svalutazione della lira, dopo una dissennata difesa del livello di cambio compiuta con uno sperpero di risorse enorme ed assurdo dalle autorità competenti, gruppi finanziari collegati alla finanza internazionale, diversi gruppi, speculando sulla lira evidentemente sulla base di informazioni certe, che un'indagine tempestiva e penetrante avrebbe potuto facilmente individuare, hanno guadagnato in pochi giorni un numero di miliardi pari alle entrate straordinarie della politica di alcuni anni.
Per non dire di tante inchieste finite letteralmente nel nulla." (pag. 17)
"Me lo dissero, anzi me lo scrissero, nel mese di luglio. Il mese dei veleni della politica, il mese in cui cadono i regimi, si fanno o si preparano le crisi, si ordiscono congiure prima di andare in vacanza." (pag. 60 "Una nota di luglio", 1994)

Già, il mese di luglio che ritornerà prepotentemente d'attualità nel 2011, quando, tra scambi di lettere e trame sotterranee, proprio nella mezza estate, si preparerà il golpe della Troika e l'arrivo dei "supertecnici" per l'autunno.
"Il regime avanza inesorabilmente. Lo fa passo dopo passo, facendosi precedere dalle spedizioni militari del braccio armato. La giustizia politica è sopra ogni altra l'arma preferita. Il resto è affidato all'informazione, in gran parte controllata e condizionata, alla tattica ed alla conquista di aree di influenza.
Il regime avanza con la conquista sistematica di cariche, sottocariche, minicariche, e con una invasione nel mondo della informazione, dello spettacolo, della cultura e della sottocultura che è ormai straripante." (pagg. 75-76, "Il ventennio", 1997)
L'informazione, la propaganda, l'infiltrazione del pensiero unico in ogni ganglio della repubblica. Le riforme...
"Non contenti dei risultati disastrosi provocati dal maggioritario, si vorrebbe da qualche parte dare un ulteriore giro di vite, sopprimendo la quota proporzionale per giungere finalmente alla agognata meta di due blocchi disomogenei, multicolorati, forzati ed imposti. Partiti che sono ben lontani dalla maggioranza assoluta pensano in questo modo di potersi imporre con una sorta di violenta normalizzazione." (pag. 81, "I più puri che epurano")
Ancora sulla globalizzazione e il ruolo sempre più subalterno dell'Italia.
"Sono oggi evidentissime le influenze determinanti di alcune lobbies economiche e finanziarie e di gruppi di potere oligarchici.
A ciò si aggiunga la presenza sempre più pressante della finanza internazionale, il pericolo della svendita del patrimonio pubblico, mentre peraltro continua la quotidiana, demagogica esaltazione della privatizzazione.
La privatizzazione è presentata come una sorta di liberazione dal male, come un passaggio da una sfera infernale ad una sfera paradisiaca. Una falsità che i fatti si sono già incaricati di illustrare, mettendo in luce il contrasto che talvolta si apre non solo con gli interessi del mondo del lavoro ma anche con i più generali interessi della collettività nazionale.
La "globalizzazione" non viene affrontata dall'Italia con la forza, la consapevolezza, l'autorità di una vera e grande Nazione, ma piuttosto viene subìta in forma subalterna in un contesto di cui è sempre più difficile intravedere un avvenire, che non sia quello di un degrado continuo, di un impoverimento della società, di una sostanziale perdita di indipendenza." (pag. 88-89, "Globalizzazione")
I salvati e come si salvarono.
"D'Alema ha detto che con la caduta del muro di Berlino si aprirono le porte ad un nuovo sistema politico. Noi non abbiamo la memoria corta. Nell'anno della caduta del muro, nel 1989, venne varata dal Parlamento italiano una amnistia con la quale si cancellavano i reati di finanziamento illegale commessi sino ad allora.
La legge venne approvata in tutta fretta e alla chetichella. Non fu neppure richiesta la discussione in aula. Le Commissioni, in sede legislativa, evidentemente senza opposizioni o comunque senza opposizioni rumorose, diedero vita, maggioranza e comunisti d'amore e d'accordo, a un vero e proprio colpo di spugna.
La caduta del muro di Berlino aveva posto l'esigenza di un urgente "colpo di spugna".
Sul sistema di finanziamento illegale dei partiti e delle attività politiche, in funzione dal dopoguerra, e adottato da tutti anche in violazione della legge sul finanziamento dei partiti entrata in vigore nel 1974, veniva posto un coperchio." ( pag. 124 "Il colpo di spugna")
"La montagna ha partorito il topolino. Anzi il topaccio. Se la Prima Repubblica era una fogna, è in questa fogna che, come amministratore pubblico, il signor Prodi si è fatto le ossa." Pag. 135. "L'uomo nuovo")
Quelle sull'Europa ed i suoi parametri, infine, sono tra le pagine più profetiche delle memorie craxiane. E' inevitabile confrontare queste parole con le appassionate difese dell'euro dei vari giannizzeri, sindacalisti, economisti embedded e ministri per caso.
"I parametri di Maastricht non si compongono di regole divine. Non stanno scritti nella Bibbia. Non sono un'appendice ai dieci comandamenti.
I criteri con i quali si è oggi alle prese furono adottati in una situazione data, con calcoli e previsioni date. L'andamento di questi anni non ha corrisposto alle previsioni dei sottoscrittori. La situazione odierna è diversa da quella sperata.
Più complessa, più spinosa, più difficile da inquadrare se si vogliono evitare fratture e inaccettabili scompensi sociali. Poiché si tratta di un Trattato, la cui applicazione e portata è di grande importanza per il futuro dell'Europa Comunitaria, come tutti i Trattati può essere rinegoziato, aggiornato, adattato alle condizioni reali ed alle nuove esigenze di un gran numero ormai di paesi aderenti.
Questa è la regola del buon senso, dell'equilibrio politico, della gestione concreta e pratica della realtà.
Su di un altro piano stanno i declamatori retorici dell'Europa, il delirio europeistico che non tiene contro della realtà, la scelta della crisi, della stagnazione e della conseguente disoccupazione [...].
Affidare effetti taumaturgici e miracolose resurrezioni alla moneta unica europea, dopo aver provveduto a isterilire, rinunciare, accrescere i conflitti sociali, è una fantastica illusione che i fatti e le realtà economiche e finanziarie del mondo non tarderanno a mettere in chiaro [...]. (pagg. 152-153, "Comandamenti e parametri", 1997.)


lunedì 18 maggio 2015

Assistenti alla poltrona


Prima suggestione: la collega ha passato la notte in bianco a causa del mal di denti.

Seconda suggestione: oggi si parlava di nazisti e di cattive vibrazioni.

Terza suggestione = catalizzatore: questo tweet e le sue scorie. Consiglio la lettura dell'intero thread che partì così, con l'invocazione del demone della patrimoniale:



Quarta suggestione = reazione: il dottor Szell.

Conclusione. 
Di suggestione in suggestione, mescolando e rimestando nel pentolone alcuni ingredienti, abbiamo ottenuto il solito pezzo di materia oscura piddina. Quella che si ottiene da un'assoluta incompetenza economica (che ha fatto giustamente rabbrividire i signori Seminerio e Puglisi), dall'ignoranza colpevole non solo dell'entità già ampiamente vessatoria delle varie tasse sul patrimonio immobiliare ma della tassazione tra il 12,50 e il 26% del risparmio in titoli e infine da una ottusissima base ideologica vintage modello "la proprietà è un furto", per la quale non è possibile farsi una casa se non hai prima rubato al proletario. 
E' la stessa mentalità per la quale se ci sono i migranti è colpa nostra e gli europei meritano di estinguersi, non prima di essersi redenti, perché qualche secolo fa ci fu lo schiavismo.Se abbiamo uno straccio di benessere è perché lo abbiamo rubato all'africano. Così, visto che portarlo in Africa costa fatica, perché non eliminare addirittura il benessere? 

fonte
Il "patriottismo sovranazionale" ve l'eravate perso, scommetto. Canaglie?? Ma come si permette questo fellone? 
Vedete, io non ce l'ho con i dentisti sadici e nazisti come il dottor Szell del film che godono nel fare del male ai pazienti, ovvero quelli che, dall'alto del posto di comando sovranazionale, esercitando il patriottismo del proprio orifizio anale si eccitano con l'austerità senza anestesia da somministrare ai loro concittadini. 
Mi fanno rabbia tutti questi che non vedrebbero l'ora di far loro da solerti e volonterosi assistenti alla poltrona. Una rabbia blu.


domenica 17 maggio 2015

Uscire dall'incantesimo


Per 35 anni alcune false convinzioni, ad esempio quella, divenuta dogma principale del pensiero economico mainstream, che i mercati non abbiano alcun bisogno di regole perché in grado di regolarsi perfettamente da soli, hanno portato all'attuale recessione economica nella quale, ad ogni crisi sistemica sempre più ricorrente, l'1% della popolazione finisce per detenere sempre maggiori ricchezze, per giunta erodendole dal patrimonio del restante 99%, formato non più solo dal classico proletariato ma da fasce sempre più ampie di classe media, una volta protagoniste del sogno americano. Ed anche un po' nostro, aggiungerei.

Secondo questo rapporto del Roosevelt Institute, firmato in prima persona dal Premio Nobel Joseph Stiglitz, di cui vi propongo il riassunto delle premesse, invitandovi poi a proseguirne la lettura integrale, è necessario riequilibrare una serie di rapporti, come quello tra pubblico e privato, attraverso la reintroduzione o riscrizione di regole. Quelle che la pratica e l'esperienza drammatica degli ultimi sette anni, caratterizzati dalla peggiore crisi globale dal 1929, hanno dimostrato essere indispensabili per ovviare ad un'ineguaglianza crescente che, scrive Stiglitz, non è casuale, ma provocata dalle regole che abbiamo scelto di applicare al governo dell'economia. Come la regola che non devono esserci regole, appunto.
Riequilibrare è il verbo chiave dell'intero rapporto e questa scelta semantica, oltre al suo significato più profondo, mi offre lo spunto per una riflessione personale che farò alla fine.

Per riscrivere le regole, Stiglitz e i suoi collaboratori individuano alcuni punti chiave sui quali agire. Ad esempio nel settore finanziario, attraverso il superamento del concetto del "too big to fail", che obbliga la finanza pubblica a riparare ai danni provocati da quella privata speculativa, con una ricaduta pesantissima sull'interesse della collettività. Poi affrontando il problema della trasparenza dei mercati finanziari e della loro accountability; la mancanza di controllo sui vari settori "oscuri" e sommersi delle transazioni finanziarie, anch'esse degenerazione del principio di libera circolazione dei capitali, secondo dogma neoliberista. Le nuove regole da applicare al settore finanziario dovranno comprendere inoltre maggiore severità nell'individuazione di eventuali conflitti di interessi e maggior rigore nella punizione dei reati connessi.
Un altro obiettivo che si propone "Rewriting the Rules of the American Economy" è quello di favorire una crescita sul lungo termine, attualmente ostacolata dai mercati finanziari che prediligono le transazioni a breve o brevissimo termine rispetto agli investimenti produttivi che daranno frutti nel lungo periodo.
Rendere effettivamente competitivi i mercati, oggi soffocati da regole - le uniche stranamente non osteggiate dal pensiero mainstream (nota mia) - che favoriscono la posizione dominante piuttosto che la libera concorrenza. Oltre alla necessità di limitare il concetto di proprietà intellettuale (perché c'è chi vorrebbe applicare il copyright anche al DNA umano!), il rapporto parla anche dei sempre più ambiti , dalla corporation, trattati di scambio internazionali. Cito integralmente il passaggio:
"Restore balance to global trade agreements by ensuring investor protections are not prioritized above protections on the environment and labor, and increasing transparency in the negotiation process."
"Riequilibrare i trattati di scambio commerciale globale assicurando che la protezione dell'interesse degli investitori non travalichi la protezione dell'ambiente e dei lavoratori, e incrementando la trasparenza del processo di negoziazione di tali trattati." 
Ci si riferisce evidentemente al TTIP, il famigerato trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti sul quale Stiglitz ebbe già modo di pronunciarsi assai criticamente. TTIP che invece, tanto per dire, Renzi non vedrebbe l'ora di firmare.

Riguardo alla tassazione, il rapporto ritiene necessario: un ritocco alle aliquote delle fasce più alte convertendo gli sgravi in crediti e limitando questi ultimi e aumentare le tasse su dividendi, capital gains e sull'attività finanziaria a breve termine.

Nella sezione del rapporto intitolata "Growing the middle", ovvero far crescere la (classe) media, si parte con quella che oramai è considerata, da questa parte dell'Atlantico votata alla padoaschioppiana riscoperta della durezza del vivere, una sonora bestemmia: la piena occupazione.
Viene delineato un piano decennale di investimenti pubblici non solo per giungere alla piena occupazione, ma per rendere gli Stati Uniti il leader mondiale nell'innovazione, nella produzione e nell'offerta di lavoro. Tra gli strumenti di questa crescita: l'espansione del trasporto pubblico per favorire parità di accesso al lavoro ed alle opportunità. Dare maggior potere ai lavoratori attraverso, ad esempio, la repressione della condotta antisindacale. Il governo inoltre dovrebbe stabilire gli standard per i contratti e i sussidi allo sviluppo, orientandoli  verso l'interesse dei lavoratori. Si dovrebbe legiferare inoltre per: aumentare il salario minimo e gli straordinari. Introdurre il congedo familiare e il pagamento della malattia. Fornire alle lavoratrici sussidi per gli asili e promuovere equità di salario. Infine, espandere il welfare ed investire sulla formazione dei giovani, rendere il Medicare (l'assistenza sanitaria pubblica) accessibile a tutti ed aumentare il reddito da pensione.

Qualcuno ha presente il Jobs Act? Ecco, per dire. 
Ora, che questo insieme di proponimenti sia più a sinistra del programma di SEL e di tutti i vari partitucoli e sindacatucci della nostra sinistra è indubbio. Che però esso rappresenti una vera inversione di tendenza rispetto all'attuale status quo neoliberista - dimostrando che gli americani sono comunque sempre avanti - ed abbia possibilità di tradursi in vero e proprio programma di governo del prossimo presidente americano ho più di qualche dubbio. Voglio dire, se questo fosse davvero il manifesto della riscossa di un Nuovo New Deal, espressione di una inversione ad U del pensiero economico, di un ritorno a Keynes, ci sarebbe da andare ad accendere un cero alla Madonna.
Purtroppo all'orizzonte c'è Jeb e non possiamo dimenticare che chi firmò la cancellazione del Glass-Steagall Act fu Bill Clinton, un democratico. 

Avevo promesso all'inizio un commento sulla parola RIEQUILIBRIO, scelta da Stiglitz come parola chiave del report. Orbene, gli ultimi 35 anni di neoliberismo di cui parla - ma forse bisognerebbe contare anche gli anni di sperimentazione latinoamericana di shock economy - hanno creato il feticcio della STABILITA', un concetto che non può essere applicato ad alcuna attività umana, tanto meno all'economia, non governandone neppure la biologia, dato che si potrebbe discutere perfino sulla stabilità delle pietre. 
Se tutto è mutevole e in movimento, ed essendo perfino la morte una condizione altamente instabile, come processo che tende al ritorno all'origine, ed anche abbastanza rapidamente, la stabilità sbandierata come valore assoluto è una vera e propria aberrazione antinaturale. 
Ciò che in natura, dall'atomo al corpo umano, sembra stabile è invece in equilibrio od omeostasi, ovvero in uno stato in cui forze contrapposte si controbilanciano, governate allo scopo da regole e leggi.  L'equilibrio è armonia e non impedisce il mutamento e lo sviluppo, anzi, li favorisce. Per questo il concetto di equilibrio è assai pertinente al significato profondo di questo report.

Pretendere invece di forzare organismi e fenomeni dinamici in una condizione di stabilità è non solo innaturale ma non è altro che pensiero magico, ed il risultato un vero e proprio incantesimo, innescato dalla nota formula magica "There Is No Alternative". 
Gli eventi che sono seguiti alla caduta del muro di Berlino stanno infine disvelandoci il vero carattere delle leggi e regole - vere e proprie antileggi ed antiregole - che ci governano. La contrapposizione dei due blocchi USA-URSS non era quella tra due ideologie ma tra due ALTERNATIVE. L'esistenza dell'URSS rendeva evidente la possibilità per il mondo di qua di scegliere un'altra prospettiva dal quale essere osservati. A questo livello di lettura è chiaro che non esiste il concetto di prospettiva  giusta o sbagliata e di giudizio di valore sulla bontà o cattiveria di Capitalismo e Comunismo, ma di mera possibilità di scelta, di alternativa. 
Il 1989 ha segnato la fine della possibilità di guardare il mondo da un diverso punto di osservazione. L'alternativa è stata sostituita dall'ALTERNANZA, dal simulacro di democrazia rappresentato da governi formati da agenti perfettamente intercambiabili, solo abbigliati con casacche di colore diverso, e da partiti fintamente opposti che continuano l'illusione della lotta nell'agone politico ma che in pratica perseguono tutti il principio del "non c'è alternativa". Anche la storia è stata dichiarata finita, giunta al termine, mentre invece era solo in procinto di venire costretta in un INCANTESIMO.
Incantesimo che nasce dall'illusione che il privilegio acquisito da un'élite impegnata ad invertire il senso della Storia e a tarparne la naturale tendenza al progresso, sia immutabile e possa essere fissato in eterno; che l'unico dinamismo ammesso sia quello di espandere la propria ricchezza mentre il resto del mondo giace in quella stabilità incarnata dalla Bella non morta nella teca di cristallo, caduta in un sonno profondo in attesa di un principe che la liberi, ed assieme a lei tutti coloro che sono prigionieri dell'incanto.
E' forse Joe Stiglitz il principe?

"La Germania è stabilità. Fatene parte." Ora vi è più chiaro il concetto, vero?

giovedì 14 maggio 2015

Lottacontinuisti in salsa buonista al profumo di Kalergi


Oggi lo chef propone come portata principale: polpette di lottacontinuisti in salsa buonista al profumo di Kalergi. Buon appetito.

Prosegue da giorni e giorni a reti pressoché unificate la coventrizzazione dell'Italia a suon di bombe al senso di colpa da gettare a pioggia sugli italianifascirazzistidemmerda che non vogliono piegarsi al travaso made in ONU dell'Africa in Europa - da un'idea del conte Kalergi.
Del resto non bisogna disturbare il maestrino Renzi mentre è così impegnato a rottamare e rialfabetizzare questo paese. Lui fa le riforme, ovvero svende, sbaracca, liquida, sfascia, svilisce ed umilia quella che fu la quarta potenza industriale del mondo e un bel distrattore forte, in questo caso, è la morte sua.
Non crediate, perché la mattina, quando siete ancora assonnati per l'effetto residuale del lorazepam, lo ammettono tranquillamente che quello che stanno facendo - l'austerità e le politiche procicliche, è contro il bene comune e serve ad impoverirci. Mica parlano di migranti, ma di deflazione interna. Sentite un po' il piddino D'Attorre come canta la mattina presto, come nemmeno l'allodola.



La sera invece, quando siete stremati da una giornata di lavoro, tirano fuori i gurkas, le truppe speciali e, tra i più solerti agit prop distributori di coperte infette agli odiosi aborigeni italiani che si ostinano a combattere per difendere i loro accampamenti, notiamo come in prima fila ci siano sempre loro, i lottacontinuisti che continuano a lottare.
Non è un caso che tra i più ferocemente europeisti versione eurista, ergo reazionari, troviamo da sempre i vecchi cascami del Sessantotto, come l'indimenticato Daniel Cohn-Bendit o le figlie d'arte come la Spinelli. Le leggi dell'evoluzione li hanno tramutati da rivoluzionari a controrivoluzionari ma chi conosce la storia di quel periodo sa che già allora promettevano assai bene.
Se non sbaglio molti di loro hanno fatto carriera nei giornali e nei partiti dei padroni, all'occorrenza qualcuno ha passato informazioni alle guardie imperiali e ora, nel momento in cui l'élite offre loro di tirar fuori il peggio della loro disonestà intellettuale nel campo della propaganda di guerra, si strafanno dalla mattina alla sera di autorazzismo prima di azzannare l'avversario.

Bisogna ammettere che l'élite è geniale. Coloro che passeranno alla storia come i più crudeli e spietati oppressori di interi popoli, fautori della peggiore e su più vasta scala controrivoluzione revanchista, non hanno arruolato orde di orchi bestiali ma la créme dell'intellettualume desinistra che non se lo fa dire due volte di rovesciarci addosso la sua disgustosa fattanza buonista, per giunta con una violenza inaudita. I cattivi che usano la bontà come arma letale. Chapeau.

Dovevate sentire ieri sera Gad Lerner dalla Gruber apostrofare il povero leghista che gli avevano contrapposto con un voltairiano "la prego di chiudere il becco!" dopo aver proposto un rivoltante paragone tra alcune ordinanze comunali in Veneto contro l'accoglienza a peto libero dei migranti e le persecuzioni razziali del ventennio. Ovviamente, all'impudente ingiunzione di Lerner all'interlocutore di fare silenzio, l'inviata al cenone del Bilderberg non ha fiatato. Il leghista era impietrito, mogio mogio - e non è facile far diventare un leghista un orsetto del cuore - ma lo sarebbe stato chiunque. Roteare la Shoah come una mazza ferrata terrorizzerebbe chiunque. Succede sempre così. Invitano un leghista o un Casapound, lo denudano, lo smerdano con l'accusa preventiva di razzismo prima ancora che il poraccio proferisca verbo e gli sciolgono contro i lottacontinuisti in stile Abu Ghraib.

Altra perla, l'assalto dell'erinni e figlio d'arte Luca Sofri a Matteo Salvini ieri sera da Paragone. Razzista, fascista, taci razzista, i principali argomenti. Questi incontri in stile Fight Club si svolgono quasi sempre su La7, ormai sempre più canale ufficiale della propaganda piddina variante YouPornDem, vera Repubblica di Salò, in senso pasoliniano, della televisione commerciale, nel senso di venduta.
Ma pure la stampa non scherza in quanto a furore ideologico di questo pornobuonismo.

Prendiamo ad esempio questo articolo di Luigi Manconi su "Internazionale", dal titolo "Niente e nessuno fermerà quel bambino nel trolley", che inizia con questo monito tiratoci a mo' di spranga direttamente nei cervelli, forse per renderci più belli.
"La favola crudele del “bambino nel trolley” – terribilmente vera come quasi tutte le favole – dovrebbe costituire un messaggio politico definitivo e un inappellabile monito morale."
Sa cosa mi viene da dire, Manconi, di questo incipit? A mal pensare si fa peccato ma ci si azzecca. Che anche lei in fondo sospetti che la storia strappabudella molto carasciò del bimbo nascosto nel trolley che voleva andare dalla mamma sia una favola o, per dirla come le persone ciniche e bastarde che piacciono a me, un bell'esempio di tipica affabulazione da propaganda di guerra. Un briciolo di verità che diventa una montagna di contenuti simbolico. Perché che siamo in guerra l'hanno informata, vero? 
Una storia perfetta pour épater le piddin, forse non proprio falsa di sana pianta come quella dei bambini strappati alle incubatrici dal perfido Saddam Hussein durante la prima guerra del Golfo, perché anche i giornali spagnoli l'hanno riportata ma, se questo olezzo di spin non m'inganna, qui in Italia strumentalizzata ad arte per biechi scopi interni, ovvero la colpevolizzazione dell'italiano che ha l'urto di vomito nel guardare in TV l'inviato che in Val d'Aosta si domanda come mai tutte queste case delle vacanze siano vuote e non occupate da migranti. Benvenuti nel paese del centrosocialismo reale punkabbestia.
Storia, quella di Abu, che nel talk show diventa maglio da tirare in faccia al (presunto) nemico dopo il fatidico "ma non ha anche lei dei figli, non pensa a quel povero bambino? Ma non avete cuoreeee?" magari pronunciato con voce da smerigliatrice dalla groupie renziana di turno o dalla sociologa da passeggio.
Tuttavia a Manconi la storiella piace perché è funzionale alla vittoria della sua parte, quella che vuole imporre il pensiero magico del "There Is No Alternative" su tutto il globo terracqueo:
"Tutti questi esseri umani, ridotti alla fragile materialità del loro corpo in fuga, dicono una sola cosa: niente e nessuno potrà fermare i movimenti migratori di bambini donne uomini e vecchi. Perché proprio questo è il messaggio politico e il monito morale di cui si diceva: niente e nessuno, nella storia dell’umanità, li ha fermati e nemmeno ne ha potuto ridurre o contenere il numero"
Anche il Sofri padre è andato in sollucchero con la storia del bimbo nel trolley e gli è uscita una metaforessa della nascita con il trolley come utero, che levati. Idea non originalissima, visto che l'ho letta in almeno altre tre varianti da altri autori. La nascita, il bambino, l'uomo nuovo del futuro meticciato. L'inversione a U da Marcuse a Kalergi passando per il finale di 2001 Odissea nello Spazio. Mecojoni si può dire?
A proposito, sapete come è andata a finire? Che il padre del bambino e la ragazza con la valigia sono stati sbattuti in galera dal giudice spagnolo, con l'accusa di aver messo a repentaglio la vita di un minore. Molto semplicemente, alla Occam, senza sentimentalismi e sdilinquimenti alla quanto siamo buoni. 
Altro che metafora.

A proposito di bambini e propaganda. Pare che il piccolo fascista che faceva il saluto romano a scuola se lo sia inventato durante un trip un redattore di Repubblica. Stay tuned per gli aggiornamenti del caso.

mercoledì 13 maggio 2015

In TV veritas

Le tragiche banconote di Stefanos, artista greco

Che una redattrice incaricata di preparare una scheda sull'euroexit per una trasmissione di propaganda possa sparare una smitragliata di cazzate, ci sta. 

Però è inquietante che l'avallo all'operazione venga dato da un docente della Bocconi - uno definito coram populo "uno bravoe per giunta bravo sui derivati, argomento al cui confronto le superstringhe sono robetta da scuola materna - nel corso per giunta di un'intervista in video, quindi dal contenuto indubitabile. Perché se in economia la redattrice può essere considerata una profana, una che crede davvero che, una volta usciti dall'euro, dovremmo rompere il maialino di terracotta per poter mangiare, il docente bocconiano sicuramente non lo è; è "uno bravo", v'ho detto. 

Indi cosa dobbiamo pensare, nel momento in cui le cazzate della signorina profana si mescolano con quelle dell'iniziato, in una cacofonia insopportabile per le nostre orecchie offese da quattro anni di guerra economica: che l'iniziato menta e per giunta sapendo di mentire?


Ecco il documento video, grazie al mirabile lavoro di raccolta su Twitter di Alessandro del Prete.





C'è tutto: il panico, la corsa agli sportelli, la chiusura delle banche, il debito pubblico di 2000 miliardi che, tramutato alchemicamente in lire, si svaluterebbe del 50%. Debito che, dice Minenna, non è più all'estero ma in Italia e nelle tasche dei risparmiatori.  Non manca il mutuo che rimarrebbe in euro, quindi il debito privato aumenterebbe. E le materie prime? Danno enorme per le imprese, meno competitività e aumento della disoccupazione. Infine: il problema dell'affidabilità. Insomma, come direbbe er Monnezza, ma chi ve se inculerebbe coa liretta? 

Bene. Questa vergogna che mettiamo agli atti ad perpetuam rei memoriam è andata in onda su La7 durante la trasmissione "Di martedì", senza alcun contraddittorio e tra i risolini del conduttore e delle mogli di Dracula intervenute per dissanguare Matteo Salvini della sua infinita pazienza. 
A me parrebbe diffusione di notizie false e tendenziose, per non parlare del procurato allarme, ma gli esperti giudicheranno.

Ora però viene il bello. Sentite cosa affermava il magus dei derivati Minenna l'anno scorso in un'intervista pubblicata online su Imolaoggi, a proposito di "non potevano non sapere":
"E' ben noto dalla letteratura economica degli anni ’60 (penso allo splendido lavoro di Mundell sulle aree valutarie ottimali) che l’Unione Europea non aveva tutti i requisiti tecnici per adottare una moneta unica; per la verità io aggiungerei che ne aveva ben pochi. Per oltre 30 anni fior di economisti e premi Nobel hanno evidenziato con chiarezza per le economie dei Paesi europei i rischi connessi all’ancorarsi ad un cambio perennemente fisso, rinunciando al contempo al controllo della politica monetaria. Penso alle lungimiranti riflessioni di Caffè negli anni ’60 o a quanto mi diceva Luigi Spaventa sulla problematicità di un’entrata nell’euro o alla distaccata analisi di Kaldor del rapporto Werner nel 1971 (il primo progetto di Unione monetaria). Credo si sfondi una porta aperta nel constatare che la decisione di procedere verso un’area valutaria comune fu di natura squisitamente politica, e solo ammantata di una giustificazione “tecnica”. "

E sull'ipotesi di uscita dall'euro?

"È una scelta che ha parecchi costi, per via del fatto che non è stata prevista nei Trattati una way-out ordinata dal progetto Euro. Quando si parla dunque di possibile caos a seguito dell’abbandono della moneta unica, con mercati in subbuglio, impossibilità da parte del governo di accedere ai mercati internazionali dei capitali, gravi ripercussioni sulla credibilità del Paese, rischio di parziale interruzione del commercio con l’estero, i rischi nel breve termine sono reali e tangibili.
Per quanto riguarda il medio-lungo periodo, c’è da discutere: c’è chi ritiene che la svalutazione della nuova lira che inevitabilmente seguirebbe, otterrebbe solo il risultato di dimezzare la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, far crescere l’inflazione e mandare in quasi default il sistema bancario in quanto il debito pubblico è stato nazionalizzato e quindi una sua ristrutturazione abbatterebbe il valore degli attivi delle banche. Una quota crescente di economisti sostiene invece che il recupero della sovranità monetaria permetterebbe di ammortizzare questi problemi, mentre l’industria nazionale potrebbe recuperare spazi rispetto alla domanda interna ed estera, rilanciando con decisione il PIL.
Di sicuro, i costi di un’uscita dall’Euro vanno valutati comparativamente con i costi che derivano dal rimanere nell’Euro a queste condizioni. Dal 2011 in poi, questi sono cresciuti a dismisura (il PIL nominale sarà quest’anno alla terza riduzione consecutiva, fenomeno storicamente avvenuto soltanto negli anni 1940-1945), e saranno ulteriormente in crescita, se il governo deciderà di rispettare le assurde condizioni del Fiscal Compact. La spirale recessiva non si arresterà, rendendo di conseguenza l’opzione di uscita dall’Euro più sopportabile in prospettiva."

Fantastico. Avete anche voi l'impressione che ci troviamo tipicamente di fronte a chi utilizza due livelli di comunicazione per due diversi tipi di fruitori del messaggio? 
Il primo livello, da salotto bono televisivo in prima serata, rivolto al popolaccio da sterminare, stravolge il concetto affinché chi ascolta venga terrorizzato e non disturbi i manovratori, e il secondo, se non proprio esoterico, è comunque rivolto a chi qualcosa potrebbe conoscere, quindi smentirti se neghi l'evidenza che la zona euro non è proprio un'area valutaria ottimale.
C'è chi mi dice sempre: "Ma perché non spegni la televisione invece di farti il sangue marcio?" Lo farei volentieri, ma poi se leggo i Minenna solo su Imolaoggi o sui libri sto tranquilla e non mi preoccupo. 
E' in televisione che confessano le loro vere intenzioni. In TV veritas.


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